I VERBALI DI PANZERI SUL QATARGATE: “MI DAVANO TROPPI SOLDI CASH, LI BUTTAVO IN PATTUMIERA”

«Troppi soldi, andava a finire che li buttavo in spazzatura»: non usa mezze parole Antonio Panzeri, imputato “principe” dell’inchiesta Qatargate ma anche primo “pentito” dopo la firma dell’accordo di collaborazione con i giudici della Procura di Bruxelles per spiegare nel dettaglio come avveniva il giro di tangenti in arrivo da Qatar e Marocco verso il Parlamento Europeo. Ebbene, dopo le ultime dichiarazioni importanti degli scorsi giorni, emergono altri dettagli dai verbali degli interrogatori rivelati dalla tv tedesca Deutsche Welle (e riportati in Italia dal “Fatto Quotidiano”) con Panzeri in prima linea a spiegare il presunto giro di malaffare dietro il Qatargate.



Il giro di tangenti è iniziato, spiega Panzeri, nel 2014 con il Marocco ma è diventato decisamente più “sistema” solo dal 2018 con l’intervento del Qatar: l’accordo stretto con Panzeri e il suo allora assistente Francesco Giorgi (anche lui indagato nel Qatargate, compagno id Eva Kaili e attuale assistente di Andrea Cozzolino) era già da cifre roboanti, «un milione di euro a testa per il 2018 e il 2019». È ancora l’ex Pd e Art.1 a svelare ai giudici belgi che la maggior parte del denaro arrivata tramite un uomo di affari turco e il suo avvocato a Londra. «Le mazzette erano numerose e tutte cash», al punto che nel 2021 Panzeri pensò di cambiare sistema, perché «aveva troppo contante e non sapeva cosa farne». Il problema era così fastidioso, rileva l’ex politico, che decise «gettarne un po’ in un bidone della spazzatura mentre tornava a casa dopo uno scambio di denaro».



QATARGATE, PANZERI E IL FURTO IN TRENO. TARABELLA ACCUSA IL PM CLAISE

Ancora Pier Antonio Panzeri spiega ai giudici del Qatargate altri aneddoti sul giro di tangenti esorbitante che gravitava in questi ultimi anni tra Qatar, Marocco e Parlamento Ue: una volta addirittura «15 mila euro in contanti mi furono rubati dalla valigia su un treno tra Parigi e Bruxelles», nonostante avesse separato il denaro in due mazzette nascoste in parti diverse del bagaglio.

Ricordiamo che l’accordo firmato da Panzeri con i giudici del Qatargate impegna la riduzione della pena da 5 a un 1 anno di carcere in cambio di una confessione a lungo raggio con tanti nomi citati dall’ex sindacalista ed europarlamentare (ma sono tanti che smentiscono le accuse di Panzeri in questi mesi, elemento che darà ulteriore materia di indagine agli inquirenti). Da ultimo, è iniziato in questi giorni il processo in Corte d’Appello di Bruxelles su filone a margine dell’inchiesta Qatargate: riguarda la richiesta di ricusazione del magistrato titolare dell’inchiesta, il belga Michel Claise, pervenuta da uno degli indagati sul Qatargate, ovvero l’europarlamentare socialista Marc Tarabella. «È prevenuto, gli sia tolta l’inchiesta», accusa Tarabella nell’Aula che dovrà pervenire a decisione finale su Claise il prossimo 14 marzo. Carcerazione preventiva, accordo “pentito” su Panzeri, mantenimento in carcere di diversi imputati nell’attesa che possano emergere nuovi nomi legati all’indagine: sono tante le critiche fatte al pm Claise da Tarabella e nei prossimi giorni si avrà la parola definitiva sull’eventuale ricusazione o meno.