Quasi tutte le principali questioni europee transitano dall’Ufficio antifrode Ue. Non si occupa solo di truffatori doganali e contrabbandieri di sigarette, ma anche di politici e funzionari pubblici corrotti, così come della corruzione in Ucraina e delle sanzioni alla Russia. Con un obiettivo: proteggere il bilancio dell’Ue, quindi il denaro dei contribuenti europei. Lì lavora Andreas Schwarz, considerato il miglior investigatore tedesco sulle frodi europee: è il vice capo dell’Olaf (Office européen de lutte antifraude). Nell’intervista al Welt am Sonntag rivela un incredibile paradosso: il suo ufficio non può indagare sui trasgressori che spesso sono proprio a Bruxelles. Questo è il caso del Qatargate, scandalo che ha mostrato come Qatar e Marocco abbiano corrotto alcuni eurodeputati. L’Ufficio antifrode Ue, infatti, non è coinvolto nelle indagini. «Siamo autorizzati a indagare su quasi tutte le autorità dell’UE, sui funzionari ordinari, sui direttori generali, persino sui singoli commissari. Possiamo condurre perquisizioni, analizzare dati informatici e interrogare testimoni. Ma il Parlamento europeo ci esclude quando le nostre indagini riguardano gli eurodeputati», afferma il vice capo dell’Olaf.



«In questo caso, non ci è consentito l’accesso agli uffici dei politici, né di guardare i loro computer portatili. Lo giustificano con l’argomento dell’immunità». Lo scetticismo del vice capo dell’Olaf è evidente. «L’immunità politica dovrebbe garantire che i parlamentari possano esercitare il loro ufficio liberamente e senza dipendenze. L’obiettivo è quello di proteggerli dalle intimidazioni. Ma non può servire a evitare ogni tipo di indagine. Questo ha poco a che fare con il significato originario dell’immunità. Vorrei che l’Olaf avesse pieno accesso al Parlamento anche per le indagini fondate che riguardano i deputati», aggiunge Schwarz. Il coinvolgimento dell’Ufficio antifrode Ue invece potrebbe essere molto utile in caso di un sospetto di illecito. «Un’indagine dell’Olaf, cioè di un organismo esterno, è più credibile. E ha anche un effetto deterrente. Tutti i parlamentari che stanno tramando qualcosa sanno che siamo presenti e che stiamo vigilando».



IL PROBLEMA DELLA CORRUZIONE IN UCRAINA

Ma nell’intervista al giornale tedesco affronta anche la questione Ucraina. «Non si può indorare la pillola. L’Ucraina non è immune dalla corruzione. È difficile per l’UE, perché finora abbiamo sostenuto il Paese con circa 30 miliardi di euro, la maggior parte dei quali in trasferimenti al governo di Kiev per far funzionare lo Stato. E un giorno, quando la terribile guerra sarà finita, dovrebbero aggiungersi molti altri miliardi per la ricostruzione. Naturalmente, tutto questo denaro sarà utile solo se verrà realmente speso per nuove strade, scuole e ospedali. E noi lo terremo d’occhio. Sono convinto che l’Ucraina stessa farà ogni sforzo per affrontare il problema». Schwarz è fiducioso non solo perché se gli aiuti venissero “distratti”, allora Europa e Usa potrebbero fermarne l’afflusso, ma anche perché sono arrivati segnali importanti da Kiev.



Infatti, cita il viaggio del direttore generale dell’Olaf in Ucraina, su invito del commissario al bilancio Johannes Hahn: «Ha constatato che a Kiev c’è la volontà politica di intraprendere azioni più severe contro le frodi e di collaborare più strettamente con l’Olaf. Come dimostra un altro arresto presso la Corte Suprema dell’Ucraina questa settimana, dopo l’arresto del Presidente della Corte, si sta agendo. Siamo pronti a sostenere l’Ucraina nei suoi sforzi anticorruzione e siamo meglio equipaggiati per questa missione di qualsiasi altra agenzia al mondo». Peraltro, l’Olaf ha un ufficio a Kiev da dieci anni, quindi può lavorare a stretto contatto con le autorità ucraine e conosce il sistema legale.

OLAF A LAVORO PER IMPEDIRE A RUSSIA DI AGGIRARE SANZIONI

Ma l’Ufficio antifrode Ue lavora intensamente anche per impedire alla Russia di aggirare le sanzioni imposte dall’Europa. A tal proposito, sta per essere lanciata un’operazione congiunta a metà giugno che coinvolgerà anche Usa e Regno Unito. «L’obiettivo è creare una rete per lo scambio di informazioni operative. Altri organismi a Bruxelles scrivono rapporti lunghi e intelligenti. L’Olaf è molto più operativo per via delle sue responsabilità e della sua esperienza investigativa», rivela Schwarz a Welt am Sonntag. Nell’intervista spiega anche come avviene questo lavoro: «Tendenzialmente stiamo in attesa davanti ai nostri computer e guardiamo i dati delle autorità doganali nazionali, ad esempio sui prezzi, sui luoghi di origine e sulle destinazioni delle merci. Analizziamo i flussi commerciali globali, seguiamo le rotte di tessuti, frigoriferi o persino droni in tutto il mondo. E se qualcosa ci sembra strano, ad esempio se le quantità importate o esportate non corrispondono alla media degli ultimi anni, allora indaghiamo».

Questo è un lavoro che può essere svolto solo dall’Olaf, che raccoglie informazioni da tutti i Paesi dell’Ue per avere una visione d’insieme e per trasmettere informazioni importanti proprio agli Stati membri. «L’evasione delle sanzioni può essere combattuta solo congiuntamente». Schwarz fa l’esempio dei droni, a cui la Russia è molto interessata e di cui l’Europa ha vietato l’esportazione. «Se ora vediamo che uno Stato confinante con la Russia riceve improvvisamente un numero insolitamente elevato di droni da uno Stato dell’UE, ci insospettiamo molto. Allora chiediamo al governo interessato: perché avete improvvisamente bisogno di così tanti droni? Andranno ai vostri cittadini, che li useranno per scattare bellissime foto dall’alto? O andranno alla Russia? È un tentativo di ingannare l’UE?». L’Olaf, però, non ha poteri esecutivi, quindi non può arrestare nessuno o imporre multe, ma fare solo raccomandazioni. D’altra parte, il governo coinvolto ha il compito di intervenire e c’è una nuova proposta della Commissione Ue per «punire i Paesi extraeuropei che aiutano la Russia ad aggirare le sanzioni».