LA “RETE SEGRETA” TRA ERDOGAN E IL QATARGATE: COSA SAPPIAMO

Anche se meno sotto i riflettori rispetto alle scorse settimane, le indagini a tutto tondo sul Qatargate proseguono in maniera costante in attesa che vi siano ulteriori sviluppi di tanti filoni aperti anche fuori dalla Procura Federale del Belgio: l’ultima novità raccontata oggi da “la Verità” riguarda però un legame di cui ancora era emerso molto poco, ovvero quello tra la Turchia e le associazioni benefiche facenti capo ad Antonio Panzeri e Francesco Giorgi (entrambi arrestati con l’accusa di corruzione, riciclaggio e associazione a delinquere).



La cosiddetta “pista turca” inizia ad emergere facendo leva dunque non solo sui rapporti di corruzione ipoteticamente avvenuti tra Qatar, Marocco e Parlamento Europeo: da una nuova inchiesta della Procura di Bologna spuntano le carte che provano l’esistenza di rapporti diretti tra il figlio del Presidente turco Erdogan e il connazionale Hakan Camuz, l’uomo incaricato di fare i pagamenti alla società di Antonio Panzeri e Francesco Giorgi. Si tratta di Bilal Erdogan, 41 anni, imprenditore e figlio del “Sultano” turco: la società “Equality” di Panzeri e del suo ex assistente avrebbe incassato ben 200mila euro già tra il 2018 e il 2019 in arrivo da un’altra società di Ankara. Come spiegano da “La Verità”, il flusso di denaro avrebbe poi “cambiato rotta” con soldi provenienti in successione da Londra verso Milano.



QATARGATE, L’INDAGINE CHE PROSEGUE E I ‘SILENZI’ DEL PD

A citare Hakan Camuz era stato nei primi mesi dopo l’arresto per il Qatargate Francesco Giorgi: davanti ai magistrati belgi, l’attuale assistente di Francesco Cozzolino (Pd) ha raccontato che un uomo che lavorava al Ministero del Lavoro in Qatar lo aveva messo in contatto con la Turchia tramite una persona «di origine palestinese», il quale a sua volta avrebbe consigliato a Panzeri di «rivolgersi ad Hakan e alla sua compagnia in Inghilterra». Tra il 22 e il 23 giugno 2022, dunque sei mesi prima dell’esplosione del caso Qatargate, Camuz fu avvistato all’aeroporto di Milano Linate: dall’indagine emiliana emergono i dettagli finanziari e conti bancari del figlio di Erdogan, Bilal.



Si attendono ora novità ulteriori sulla “pista turca” per capire se effettivamente vi sia stato un rapporto di corruzione e mazzette tra la famiglie del “Sultano” e l’uomo responsabile del maxi giro di affari – reo confesso e “pentito” con la Procura di Bruxelles. Mentre le indagini proseguono, durante la recente visita di Elly Schlein nelle sedi europee per iniziare ad allacciare i primi rapporti dopo la nomina a Segretaria Pd, non vi sono stati commenti particolari rispetto alla situazione che nei mesi scorsi aveva messo in imbarazzo parte del Partito Democratico. Del caso Qatargate la neo-segretaria non ha dato alcuna spiegazione o commento: «Oggi la neo segretaria del Partito democratico fa il suo debutto a Bruxelles, nel cuore del potere legislativo europeo. spero Schlein a Bruxelles faccia luce su Qatargate», spiegava nei giorni scorsi Sergio Berlato, europarlamentare FdI-ECR, «Cosa intende fare Schlein per il Qatargate? Spero che porti chiarimenti e risposte, e sia in grado di fare pulizia nel suo partito a Bruxelles. Nel superiore interesse del nostro Paese».