La crisi organica italiana si è trasformata in crisi organica dell’Ue. Così l’insegnamento gramsciano – la disgregazione dei partiti europei per smembramento liberista dei loro insediamenti storici, fine delle concentrazioni operaie e caduta verticale delle classi medie nei sistemi di status – si è trasformato in crisi della regolazione “da Trattati e da Regolamenti” che il maestro Giuseppe Guarino ci aveva indicato seguendo Alberto Predieri. Una crisi che pare giunta a un punto di non ritorno per disordine entropico.
La cattedrale di regole costruita con la retorica della pace perenne europea si è disgregata sotto i colpi di maglio della guerra imperialistica russa che si è disvelata – dopo la Crimea e la Georgia e le prime occupazioni ucraine – in forma piena con l’invasione dell’Ucraina.
E qui i sonnambuli di Hermann Broch sono riapparsi come accadde prima della terribile Grande Guerra. Di qui la crisi organica di oggi che – dopo la fine della Seconda guerra mondiale – si è trasformata in un precipizio da cui pare non vi sia più possibilità di ritorno. Bisognerebbe infatti vincere la forza di gravità. Ma non vi sono accenni in tal senso.
Ancora una volta a una crisi politica organica dei rapporti tra le subculture politiche popolari socialiste e liberali – disvelatasi nel Parlamento europeo con i volti di una corruzione sistemica di una media potenza energetica -, si è risposto in una forma moralistica e antipolitica. Invocare i codici etici per sanare le crisi sistemiche disvela un’immaturità politica irrimediabile, come irrimediabile è l’architettura funzionalistica di una Ue che tutto fa per non giungere a darsi una Costituzione. Infatti, invece che dei trattati e degli arbitrati, che in caso di guerra conducono alla sconfitta dei deboli e alla disgregazione della stessa Ue, proprio di una Costituzione – e quindi del ritorno della politica – ci sarebbe bisogno.
Perché è questo che sta accadendo. La non assunzione come compito politico di una via europea di risoluzione delle crisi. La Germania cerca – invece – una via d’uscita extraeuropea dalla crisi di sistema (guarda con forza alla Cina), mentre la Francia – che non riesce a emanare leggi per via parlamentare ma solo delibere d’urgenza in un Parlamento emasculato – crolla nella crisi macroniana del ritiro dall’impero africano. Il tutto mentre Italia e Spagna sono nelle fauci di una Bce che affronta monetaristicamente la crisi dei debiti pubblici e privati e, invece, non con l’aumento delle quantità delle materie prime fossili e di quelle alimentari.
Insomma, l’architettura funzionalistica di Monnet sta crollando da ogni parte. Le nuove borghesie del Golfo, travestite da poliarchie monarchiche poligamiche, combattono l’una contro l’altra in una guerra senza esclusione di colpi per conquistare i mercati economici e politici europei attraverso la via meno costosa: quella della disgregazione dell’Ue. E la guerra imperialistica russa, che le sanzioni Usa-Ue rendono sistemica ed epidemica, rende quella penetrazione – che viene dal Golfo – di inaudita potenza disgregante. A tale disgregazione liberali e popolari europei cercano di opporsi indebolendo per via giudiziaria i socialisti: con esiti che saranno esiziali. Come l’Italia ha drammaticamente reso manifesto.
Ancora una volta l’anomalia italica segna la via. Un vero dramma. Buone Feste.
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