LO SCANDALO QATARGATE NASCE IN FRANCIA CON SARKOZY? LE INDAGINI

Fin dall’inizio del maxi scandalo Qatargate in Europa l’impressione non superficiale è che Antonio Panzeri ed Eva Kaili non potessero essere – se saranno verificati essere colpevoli – le “punte di diamante” di un giro di corruzione che comprende (almeno) Qatar, Marocco ed Ue. Già il solo fatto che le indagini sul presunto giro di tangenti attorno ai Mondiali in Qatar fossero nate nel 2021 dalla mossa dei servizi segreti belgi la dice lunga che non si tratta certo di una inchiesta nata in maniera “normale”. Ebbene, secondo quanto rivelano le ultime scoperte fatte dal quotidiano francese “Liberation” quanto emerso fin oggi sul Qatargate sarebbe solo la punta di un iceberg che si staglia lontano nel tempo, fino almeno al 2010: il 23 novembre di quell’anno l’allora Presidente di Francia Nicolas Sarkozy (tra l’altro condannato per corruzione nel marzo 2021, ndr)si intrattenne a cena con l’emiro Hamad Al Thani, Michel Platini e Sebastien Bazin, all’epoca proprietario del Paris Saint Germain (Psg).



Da quell’incontro – spiegano le inchieste – cambiò radicalmente la posizione della Francia nel Governo del calcio mondiale, la FIFA: scrive bene oggi “La Verità” che «guarda caso, dopo il voto a favore dei Mondiali da tenersi in Qatar, il fondo sovrano di Doha ha portato a casa l’acquisizione della celebre squadra parigina». Mica solo calcio, ovviamente: gli investimenti sull’asse Francia-Qatar sono letteralmente esplosi con Total, Lagardere e Sorbona coinvolte nel maxi giro di affari (legittimi) tra i due Paesi. «Quei fondi hanno penetrato strati che vanno ben oltre quelli superficiali della finanza e dei conti economici, questo è il problema», osserva molto critico “Le Monde” in merito ad un giro di affari che potrebbe davvero essere alla base di una inchiesta, quella odierna sul Qatargate, di cui ancora abbiamo molte più ombre che luci. I successori di Sarkozy – il socialista Hollande e il liberal Macron – hanno confermato e ampliato i rapporti con l’Emiro Al Thani ma tutte le indagini iniziate in Francia negli scorsi anni si sono in qualche modo arenate o finite nel nulla.



MONDIALE, PSG E CHIAVETTA: GLI ALTRI SCENARI SUL QATARGATE

Cosa sarebbe cambiato dunque? In realtà tutto, visto che sul fronte Qatar le inchieste di questi giorni emerse a livello mondiali potrebbero aver sollevato il velo sopra una vicenda che coinvolgerebbe ben più di qualche funzionario o europarlamentare con giro di tangenti da “solo” 1,5 milioni di euro. Potrebbe infatti esserci molto di più ma saranno le prossime indagini a doverlo chiarire: intanto, emergono alcuni dettagli che pongono il Qatargate sotto una diversa luce, comprendendo dentro elementi come appunto i Mondiali, la proprietà del Psg e una presunta spia pagata dal Marocco. Il primo nome da osservare attentamente è quello di Mohammed Belharache: già identificato in Francia nel 2016 nell’ambito di una inchiesta giudiziaria sulla consegna di documenti dell’antiterrorismo francese al Marocco (per mezzo di un poliziotto dell’aeroporto di Orly), sarebbe ad oggi un agente segreto marocchino il cui nome è emerso sulle carte del Qatargate.



Motivo?  Gli inquirenti del Belgio sospettano che non ci fosse solo il Qatar ad offrire “doni” per condizionare/promuovere i propri interessi all’interno dell’Unione europea e della Nato, ma anche il Marocco. Le inchieste però si sarebbero fermate sul nascere, o quantomeno la “spia di Rabat” – come lo chiama la stampa francese – non è mai stato fermato, si teme per non “irritare” il Marocco all’interno dei vasti scambi geopolitici e commerciali in corso con Parigi. «Non si può certo dire che la Francia si sia impegnata a fondo per accaparrarselo», accusa Le Parisien. Bene, questo il “fronte” Marocco con inquietanti similitudini sull’altra vicenda ancora più ingente che vede coinvolti Mondiali, Emiro del Qatar e Psg. Il secondo nome infatti da osservare molto bene è quello di Tayeb Benabderrahmane, lobbista e imprenditore franco-algerino che dopo 2 anni di detenzione a Doha, a 2 mesi dall’inizio dei Mondiali, è stato rilasciato dal carcere e rimpatriato previo accordo di segretezza per scambio di chiavette Usb contenenti video e documenti segreti. Come spiega ancora “Liberation”, le ipotesi sui contenuti di quelle chiavette sono sostanzialmente due: «Materiale ricattatorio nei confronti del presidente del Psg, Nasser Al-Khelaifi, nonché stretto amico dell’emiro del Qatar, oppure informazioni di natura più ampia e quindi in grado di dipanare una rete incredibile di corruzione partita dal Qatar e arrivata fino a Parigi, dove avrebbe messo radici stabili», scrive “La Verità” citando la stampa francese. Le versioni potrebbero anche collimare e presentarsi entrambe come vere nella maxi inchiesta del Qatargate: in Francia fino ad oggi gli approfondimenti giudiziari sulla vicenda Psg-Qatar-Eliseo non hanno portato a nulla ma viene da chiedersi se non vi sia del dolo in tutto ciò. Non solo, come ben sottolinea il quotidiano di Belpietro, «è obbligo chiedersi con quale indipendenza la Francia abbia preso scelte politiche che hanno cambiato le sorti del Mediterraneo e pure quelle del nostro Paese».