Il Qatargate si arricchisce di retroscena e rivelazioni, come il tariffario della “cricca” che aveva il compito di pilotare le leggi europee a favore di Qatar e Marocco. Stando a quanto riportato dal quotidiano De Standaard, sarebbero trapelati dei documenti nella versione marocchina del caso Wikileaks che dimostrano come già nel 2014, quando Antonio Panzeri era ancora deputato, questi era considerato da Rabat «un alleato per combattere il crescente attivismo dei nostri nemici in Europa». Ci sono anche le cifre. Per ogni emendamento anti-Marocco che la “cricca” riusciva a bloccare, riusciva ad ottenere 50mila euro. Bisogna tenere allora conto che sono stati bloccati 147 emendamenti.



Ne parla anche Giovanni Masotti, ex corrispondente Rai a Mosca, ai microfoni di Radio Radio, spiegando che questo tariffario «sarebbe circolato tra eurodeputati ma anche assistenti e tutto il mondo circolante attorno al Parlamento Europeo», dunque migliaia di persone. Pertanto, bastava votare contro le risoluzioni che per il Marocco sarebbero state negative, quindi si raccoglievano “no” affinché la mozione venisse bocciata. Basta moltiplicare 50mila euro per i 147 emendamenti bloccati (7,35 milioni di euro) per rendere l’idea delle somme che il Marocco avrebbe “investito”. Ma anche per capire che i 20 milioni di euro che sarebbero riconducibili all’ex vicepresidente dell’Europarlamento Eva Kaili non sono poi così impressionanti.



QATARGATE, PRESSIONI MAROCCO SU PARLAMENTO UE

Dunque, in quello che è cominciato come Qatargate in realtà il Marocco non ha un ruolo marginale. Infatti, il Manifesto parla di pressioni dei servizi segreti marocchini sugli eurodeputati che per la procura di Bruxelles sono solo «la punta di un iceberg». La politica dei Socialisti e Democratici in Europa sarebbe stata condizionata dal Marocco tramite Antonio Panzeri, Andrea Cozzolino e Francesco Giorgi, supportati da Mohamed Belahrache, funzionario della Direzione generale degli studi e della documentazione (Dged), i servizi segreti di Rabat. Il piano prevedeva di allacciare rapporti trasversali ai gruppi politici, anche con le destre europee. Il giornalista marocchino Ali Lmrabet, in esilio a causa della persecuzione politica messa in atto dal governo marocchino, ha mostrato documenti confidenziali della diplomazia marocchina che voleva incentivare i contatti, ad esempio, con il Rassemblement National di Marine Le Pen. Secondo Le Soir, la procura belga è in possesso di «prove di corruzione e reclutamento da parte dei servizi segreti marocchini» di un gruppo di politici del Parlamento europeo affinché prendesse «le decisioni necessarie a promuovere gli accordi economici con il Marocco, l’immagine del paese in tema di diritti umani e attuare il piano di annessione e di autonomia relativo al Sahara occidentale».

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