Le relazioni e l’amore hanno un profondo impatto sulla salute delle persone, ma anche su quella degli animali. Lo sta analizzando un team i ricercatori attraverso lo studio di una particolarissima specie di mammiferi, che presenta una caratteristica molto rara: la monogamia. Le arvicole delle praterie rientrano infatti nel 3% di mammiferi che hanno una tendenza monogama e per questo motivo permettono di capire in che modo i legami, i contatti con i propri simili impattano sulla nostra salute. Un tema quanto mai attuale specie dopo l’avvento della pandemia.



Come spiega il portale Scientific American, Le arvicole delle praterie hanno dimostrato di possedere un sentimento simile all’empatia per i propri simili e per il proprio partner. Un comportamento notato mezzo secolo da fa Lowell Getz, dell’Università dell’Illinois, che scoprì come in alcune trappole comparissero spesso alcune coppie specifiche di maschi e femmine di arvicola, suggerendo quindi una tendenza monogama nei legami di questa specie. Ricerche ulteriori negli anni Ottanta e Novanta hanno svelato che le coppie di arvicole condividono un nido, preferiscono accoccolarsi accanto al partner prescelto e allevano insieme i piccoli, difendendo anche il loro territorio. Alla base di questi legami sono stati individuati due ormoni fondamentali: l’ossitocina e la vasopressina. Ma in che modo hanno un impatto concreto sulla salute delle arvicole e delle persone?



Come funzionano l’amore e le relazioni? Il ruolo degli ormoni nel cervello

Nelle arvicole delle praterie, è il meccanismo della ricompensa che le spinge a rannicchiarsi insieme, mentre geni specifici agiscono verso l’apprendimento dell’identità di un nuovo partner, stabilizzando i legami o vivendo l’esperienza della perdita. Per fare questo devono, in modi ancora da chiarire, sfruttare la capacità del cervello di memoria ed emozione. E negli esseri umani? L’amore è così essenziale per l’esperienza umana che gli scienziati hanno a lungo ipotizzato che la sua base biologica fosse nella nostra corteccia cerebrale, ma il comportamento delle arvicole della prateria ha indotto i neuropsicologi a esaminare strutture più antiche, nelle stesse regioni di ricompensa attivate in questi piccoli animali.



Ciò che gli esperti conoscono dei regolatori ormonali delle relazioni e dell’amore umani sembra coerente con la comprensione del legame di coppia dell’arvicola della prateria: per esempio, anche gli esseri umani ricevono un flusso di ossitocina in risposta a una carezza. Si tratta però di un ormone versatile, che si manifesta anche quando vediamo un cucciolo dagli occhi grandi. L’obiettivo degli scienziati è quindi comprendere a sufficienza il legame tra esseri umani in modo da poter intervenire per lenire il dolore o le devastazioni della solitudine cronica. Ma, del resto, restano ancora molti misteri anche tra i meccanismi di legame tra le arvicole della prateria.