L’anno 2022 passa il testimone al 2023. È un mazzo di fiori o una patata bollente? Stando alle news che si rincorrono nei notiziari, sembrerebbe più realistica la seconda ipotesi.
Perché la pubblicazione dei Twitter files, le turbolenze in Kosovo, la situazione delle infezioni da Covid in Cina, sembrano riportare indietro l’orologio della storia. Osservando quanto accade con una visione olistica un po’ più ampia del solito, si arriva a scoprire che una parte importante di ogni guerra (di marketing o di cannoni che sia) si svolge sempre nel campo della comunicazione. Se non lo sembra, è semplicemente per un motivo: perché tutti i media cosiddetti mainstream, ma anche i social media, dànno degli argomenti più scottanti una versione perlopiù univoca, al limite dell’imbarazzo.
Nel suo assai interessante saggio Psicologia del totalitarismo, il professore di psicologia clinica dell’Università di Ghent Mattias Desmet definisce questo fenomeno formazione di massa. Mentre chi ha studiato pubbliche relazioni ci vede con chiarezza all’opera la lobby di un Paese sull’orlo di una crisi di nervi come gli Stati Uniti, che rischia di perdere la propria storica centralità. Il fatto che i Paesi del gruppo dei Brics stiano studiando una propria moneta ancorata all’oro e a materie prime mette a rischio il dollaro come moneta di riferimento, di fatto basata sulla carta. Una rivoluzione di carattere epocale.
Man mano che escono i Twitter files si scopre quanto l’amministrazione Biden abbia brigato per tacitare qualunque voce critica sulla vaccinazione di massa e sui lockdown. Non intendo parlare dei farmaci tuttora sperimentali chiamati vaccini (ci vorrebbe ben altro spazio), ma porre una serie di domande sul perché non sono state ammesse critiche o osservazioni.
Perché i mass media hanno sempre aderito al comandamento di delegittimare gli scienziati dubbiosi, bollare come no-vax persino un premio Nobel autorevole come Luc Montaigner, ignorare la dichiarazione di Great Barrington, con la quale quasi 60mila medici di tutto il mondo hanno considerato pericolosi i lockdown e la vaccinazione di bambini e giovani?
Dai primi Twitter files pubblicati dopo che Elon Musk ha acquisito la società, emerge che illustrissimi accademici di altrettanto illustri università sono stati “oscurati” solo per aver cercato di esporre i risultati dei loro lavori sui vaccini, sui loro effetti avversi e sui lockdown.
Perché in Italia uno dei più noti virostar come Matteo Bassetti ha chiesto al sindaco di Genova di non dare l’autorizzazione alla proiezione pubblica del documentario Invisibili, perché secondo lui pieno di fake news, quando è pieno di testimonianze di persone letteralmente rovinate dagli effetti collaterali? Perché nessun giornale o trasmissione parla di questo documentario o di Died Suddenly, coprodotto da Martin Scorsese, in cui gli effetti di una dannosa coagulazione del sangue vengono mostrati da imbalsamatori al lavoro sulle salme?
Perché oltre a darci da due anni il costante bollettino dei contagi e dei ricoveri, non ci comunicano anche quotidianamente gli assai preoccupanti dati sulla mortalità generale riportati da statistiche ufficiali come Euromomo?
Potrei continuare, ma l’elenco è troppo lungo. È evidente il fatto che i media mainstream seguono un indirizzo che intende spaventare la popolazione per spingerla a ricorrere a farmaci che purtroppo hanno dimostrato di non immunizzare, non proteggere dall’infezione e soprattutto comportare una serie di effetti avversi che nessun vaccino aveva mai procurato nella storia.
Dove è finito il giornalismo investigativo? E quello economico? Quanto risalto è stato dato alla corposa ricerca del prof. John Ioannidis di Stanford che ha dimostrato per tabulas che i lockdown hanno fatto ben poco dal punto di vista sanitario, mentre hanno distrutto economie intere?
Molte pagine sono state dedicate alla corruzione del cosiddetto Qatargate che sta scuotendo il Parlamento europeo e le sinistre greca e italiana, mentre forse s’è vista qualche riga sul fatto che il più grande contratto tra Comunità europea e Pfizer (accidenti, di nuovo i vaccini) è stato firmato grazie ad un accordo segreto tra la presidente von der Leyen e il Ceo di Pfizer, Bourla, in base a tre sms poi provvidenzialmente scomparsi.
Ora siamo sommersi dagli allarmi dei contagiati provenienti dalla Cina, e nessun mezzo di informazione ha accennato all’ipotesi più verosimile: il fanatico ricorso alla linea dello zero-Covid ha impedito la diffusione dell’immunità naturale, per cui i cinesi, grandi fumatori che vivono in città inquinatissime, sono facile preda di ogni tipo di infezione. Secondo Maria Rita Gismondo dell’Ospedale Sacco e l’Istituto Spallanzani non risulta esserci in giro in Cina alcuna nuova variante, come invece stanno sostenendo alcune virostar che meriterebbero di essere indagate per procurato allarme.
Sulle sanzioni alla Russia, che causano molti più danni all’Italia e ai Paesi europei, lo spartito seguito da quasi tutti i media è quello americano, anche se lo zio Sam ci guadagna vendendoci il gas a cifre nettamente superiori di quello russo.
Sulla polveriera del Kosovo si accettano scommesse: dato che anche lì americani e russi si fronteggiano con interessi diretti, basta aspettare qualche giorno per vedere che musica verrà suonata. Qui non è questione di osteggiare la scienza o gli esportatori della democrazia, ma di esigere un po’ di schiena dritta dal giornalismo nostrano.
Che inoltre sta finendo in farsa nell’accettare supinamente che i fact checkers che dovrebbero vigilare siano costituiti dai colossi del web, per cui – come sta mettendo in evidenza la pubblicazione dei Twitter files – sono loro stessi a impedire che le verità scomode emergano.
C’è quindi più di un motivo per non brindare con il cuore leggero all’anno che viene. La ragione principale l’aveva chiarita Hannah Arendt quando aveva scritto: “Senza un’informazione basata sui fatti e non manipolata, la libertà d’opinione diventa una beffa crudele”.
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