Nei giorni scorsi il ministero dell’Università e della Ricerca ha lanciato un’importante consultazione pubblica per la definizione del Programma nazionale per la ricerca 2021-2027. L’iniziativa si propone di coinvolgere il più ampio e vario numero di stakeholders. Non solo, quindi, il mondo accademico e quello della ricerca pubblica e privata, ma anche le autorità nazionali, regionali e locali, le imprese, le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, le fondazioni, le organizzazioni della società civile e senza finalità di lucro, la società civile e tutti i cittadini, invitandoli a formulare osservazioni e proposte.



Il periodo storico che abbiamo vissuto nei mesi scorsi a causa del Covid-19, e purtroppo stiamo ancora vivendo, mostra, infatti, come solo un forte sistema di ricerca, realizzato attraverso strumenti condivisi, possa aiutare un Paese come il nostro a reagire a questo tipo di eventi in maniera tempestiva ed efficace.

Tra i temi individuati come prioritari vi è, in questo quadro, quello delle trasformazioni sociali e della promozione di una società dell’inclusione.



Si parte, in questa prospettiva, dall’amara constatazione che l’aumento delle disuguaglianze, fra persone e territori, i processi di esclusione economica e sociale, il senso di ingiustizia sociale che ne deriva, sono un segno drammaticamente distintivo di questa fase storica, in Italia come nell’intero Occidente, anche prima che il Covid-19 impattasse sul sistema economico globale.

Un fenomeno, infatti, non del tutto nuovo se si evidenzia come, negli ultimi trent’anni, la tendenza alla riduzione delle disuguaglianze, osservata a partire dal secondo dopoguerra, si è progressivamente invertita, generando un aumento della povertà e dell’esclusione sociale.



Per affrontare, e vincere, queste recenti, ma anche antiche, sfide servono, quindi, nuove conoscenze utili per il disegno di politiche innovative, adeguate ai tempi che stiamo vivendo, di inclusione sociale e di riduzione delle disuguaglianze che siano eque, efficienti ed efficaci nel contesto nazionale ed europeo, ma anche necessariamente globali, per il post-Covid.

Nel dettaglio ci si propone di immaginare, tutti assieme, nuove politiche di redistribuzione, di contrasto alla povertà, di inclusione sociale e di riforma del welfare state come lo abbiamo conosciuto finora.

Un percorso come quello, partecipativo, immaginato dal Governo è certamente un passaggio, e uno strumento, importante per stimolare la condivisione di progettualità da parte dei vari attori interessati.

Finite le ferie estive, infatti, sarà il tempo delle scelte per delineare un processo di ripartenza e rilancio del Paese a partire dal lavoro e dai nuovi sistemi di welfare e di inclusione per le tante (troppe?) persone che rischiano di soffrire per gli effetti economici del Covid ben oltre questo periodo di “quarantena” emergenziale in cui il mercato del lavoro è stato curato con i rimedi (forse solo palliativi?) della cassa integrazione per tutti e un generale divieto di licenziare.