Dopo l’inizio della guerra in Ucraina, la maggior parte delle aziende occidentali si è dovuta ritirare dalla Russia per le sanzioni. Ma alcune grandi aziende sono rimaste, e ora stanno raccogliendo i maggiori profitti. Tra esse ci sono anche nomi molto importanti. Diverse agenzie stanno indagando sul mondo imprenditoriale occidentale, come la londinese Moral Rating, la statunitense Yale School of Management e la Kyiv School of Economics. Quest’ultima, ad esempio, ha calcolato che delle 3.293 aziende internazionali che operano in Russia, 1.181 volevano lasciare il Paese, ma solo 241 lo hanno fatto davvero. Infatti, 505 sono ancora in attesa, 1.366 intendono restare.



Novaya Gazeta Evropa, giornale di Anna Politkovskaya e Dmitry Muratov, ha esaminato la situazione economica di coloro che sono rimasti attivi in Russia sulla base dei rapporti finanziari russi, disegnando un quadro complessivo impressionante: nonostante la guerra e le sanzioni, l’anno scorso le aziende rimaste in Russia sono riuscite a guadagnare splendidamente. In particolare, le prime 100 hanno aumentato i loro profitti dalle attività russe su base rublo di una media del 54%, raggiungendo 1,1 trilioni di rubli (12,1 miliardi di euro). Anche se non tutte hanno chiuso l’anno con un aumento dei profitti, il 68% di esse lo ha fatto. Come evidenziato da Welt, sono state prese in considerazione solo le aziende dei cosiddetti “Paesi non amici”, cioè quelle che sostengono le sanzioni contro la Russia.



AFFARI IN RUSSIA: IL CASO TOTALENERGIES

Il gruppo petrolifero e del gas francese TotalEnergies è quello che ha realizzato il maggior surplus: 269 miliardi di rubli (poco meno di 3 miliardi di euro), con un aumento del 106% rispetto al 2021. Il gruppo ha persino venduto parte delle sue attività. Ma mantiene una partecipazione del 19,4% nel secondo produttore russo di gas Novatek (e ne riceve i dividendi, anche se non contabilizza più la partecipazione nei suoi libri contabili) e detiene un quinto e un decimo, rispettivamente, dei suoi due maggiori progetti di gas naturale liquefatto (LNG) nella penisola artica di Yamal.



L’accordo è stato redditizio nel 2022 non solo per l’aumento dei prezzi del gas, ma anche perché il GNL di Novatek ha colmato in parte le lacune lasciate dal leader del settore Gazprom in Europa. Se l’esportazione di Gazprom tramite i gasdotti verso Europa e Turchia è crollata di quasi la metà, attestandosi a circa 100 miliardi di metri cubi, l’esportazione russa di GNL verso l’Europa è aumentata di circa il 20%, raggiungendo ben 23 miliardi di metri cubi, secondo i calcoli del fornitore di dati Refinitiv Eikon. Novatek e TotalEnergies fanno, dunque, la parte del leone.

BOOM DI GUADAGNI ANCHE PER BP E RBI

Discorso diverso per la multinazionale petrolifera britannica BP, che ha svalutato il valore delle sue partecipazioni russe per 22 miliardi di euro, aumentando i suoi profitti in Russia lo scorso anno “solo” del 35%, raggiungendo i 150 miliardi di rubli. Una percentuale comunque relativamente bassa, visto il profitto record di 28 miliardi di dollari delle operazioni globali. Diversa è la situazione della Raiffeisen Bank International (RBI), i cui profitti in Russia sono quasi quadruplicati a 1,62 miliardi di euro, rendendo la Russia responsabile di oltre la metà dei profitti totali della banca.

Dopo TotalEnergies e BP, la RBI è il terzo più alto produttore di profitti esteri in Russia, perché – come ricordato da Welt – ha beneficiato e continua a beneficiare del fatto che molte note istituzioni finanziarie russe sono state escluse dal sistema di comunicazione finanziaria globale SWIFT. Ma proprio per questo aumentano le pressioni da parte degli investitori e delle autorità di vigilanza bancaria, infatti RBI starebbe lavorando a una possibile vendita o scorporo della sua filiale russa anche se, stando a quanto riferito a fine maggio da Reuters, non ci sarebbero progressi su questo fronte. Dal canto suo, la Russia sta rendendo il più difficile possibile le fughe delle aziende occidentali , chiedendo una sorta di “riscatto” allo Stato oltre a sconti sui prezzi di ben oltre il 50%.

PROFITTI ANCHE PER PEPSI E MONDELEZ

Welt ricorda che l’anno scorso i maggiori aumenti di profitto derivanti dalla permanenza in Russia non sono stati ottenuti da società energetiche occidentali come TotalEnergies o banche come RBI, ma da rappresentanti di un settore completamente diverso, quello alimentare e delle bevande. Infatti, Pepsi è la quarta azienda occidentale più redditizia in Russia. L’azienda Usa con marchi come Pepsi, 7 Up o le patatine Lay’s, per le quali l’ex calciatore Andrei Arshavin fa pubblicità in Russia, ha quadruplicato il suo surplus nel Paese fino a 500 milioni di euro nel 2022.

Così come – con 290 miliardi di euro – il gigante Usa dei dolciumi Mondelez con marchi come Milka, Oreo o Toblerone. Per questo motivo è ora boicottato in Scandinavia. Gli esperti ritengono che il successo di molti gruppi nel 2022 abbia avuto a che fare anche con l’uscita di scena della concorrenza. Ma i profitti inaspettatamente elevati sono legati anche ai tagli agli investimenti e alla pubblicità, oltre che all’aumento dei prezzi. In ogni caso, la Russia intende ottenere la sua parte da questi profitti tramite un’imposta ad hoc, anche se questo non colmerà il suo buco di bilancio.