Le leggi razziali volute da Mussolini e votate dal gran consiglio del fascismo a partire dal settembre 1938, segnarono l’entrata in vigore di una serie di provvedimenti persecutori nei confronti degli ebrei. Inizialmente si trattava di norme discriminatorie, che poi si trasformarono in veri e propri atti amministrativi e decreti che di fatto, privarono del tutto cittadini italiani considerati “di razza ebraica” di qualsiasi diritto civile. A cominciare dalla discriminazione nelle scuole, dalle quali i ragazzi vengono allontanati senza sapere neanche il perchè. Oltre a questo molti altri cittadini furono costretti a lasciare il loro lavoro, o vennero licenziati. I provvedimenti antiebraici portarono ad escludere del tutto queste persone dalla vita lavorativa, sociale, e culturale dell’Italia.



Dalla privazione dei diritti, si passò alla persecuzione delle vite, culminata con il tragico epilogo dei rastrellamenti nelle città e successiva deportazione nei campi di concentramento. Questi provvedimenti amministrativi, fortemente voluti da Mussolini per segnare definitivamente l’alleanza con Hitler, furono emessi, giustificati da un concetto razzista di base, che si eprime con “Il manifesto della razza” pubblicato il 14 luglio 1938. In questo documento, viene chiarito che: La popolazione e la civiltà dell’Italia è per maggioranza di origine ariana“. Stabilendo quindi che “Gli ebrei non appartengono alla razza italiana“.



Il manifesto della razza che anticipa le leggi antiebraiche

Il cosiddetto manifesto della vergogna, nel quale si dice: “è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti“, anticipa praticamente quella che diventerà la persecuzione antisemita, sociale e giuridica nei confronti degli ebrei. Cittadini italiani, lavoratori e studenti integrati nella società, che precedentemente avevano contribuito anche alla storia della nazione, combattendo nelle guerre durante il Risorgimento. Il manifesto, che anticipa le leggi razziali, viene però all’epoca considerato un documento “scientifico“, firmato da varie personalità, docenti e ricercatori, che ne sostenevano la veridicità.



Nel testo viene introdotto il concetto di una razza europea biologicamente pura, “ariana”, considerata superiore. Viene negato che l’origine dei popoli europei potesse essere di provenienza orientale o africana. Stabilendo che “Gli ebrei rappresentano l’unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei“. Tutto ciò portò ad una consapevole persecuzione, che, complice purtroppo anche la diffusa crescente indifferenza dell’opinione pubblica, culminò con la deportazione e l’uccisione di milioni di persone innocenti. Nonostante siano passati 85 anni, la necessità di ricordare con consapevolezza i clamorosi errori delle leggi razziali, è un dovere . Per non correre il rischio di sottovalutare la pericolosità di ideologie razziste ed antisemite che ancora oggi purtroppo persistono.