Quando il tasso di letalità del coronavirus sarà simile a quello dell’influenza stagionale? È importante saperlo, perché vorrebbe dire poter riaprire in sicurezza. Un ruolo chiave lo ha la campagna vaccinale, l’unico modo che abbiamo per rendere appunto il Covid una “semplice” influenza. Secondo un’analisi di Milena Gabanelli e Simona Ravizza per il Corriere della Sera, il 25 giugno potrebbe essere il giorno in cui la letalità del Covid sarà simile a quella dell’influenza di stagione, quindi ucciderà meno. Sarà il momento in cui gli ospedali potranno gestire il virus con l’attività di routine.



Sulla base dei calcoli elaborati usando il modello matematico del ricercatore Matteo Villa dell’Istituto per gli Studi di politica Internazionale (Ispi) in esclusiva per Dataroom, è emerso che la letalità del Covid stimata senza vaccini all’1,15% scenderà allo 0,1% a giugno, a patto però di rispettare i tempi previsti dal piano vaccini. Si tratta di un calcolo importante anche perché è considerato più realistico pensare all’abbassamento della letalità che l’immunità di gregge.



IMMUNITÀ GREGGE? MEGLIO ABBATTERE LETALITÀ

L’immunità di gregge, infatti, è un’aspirazione poco realistica. La si raggiunge quando una percentuale sufficiente di persone si vaccina, bloccando così la circolazione del virus. Servirebbe però un vaccino efficace al 100% contro il contagio e una copertura a lungo termine, quindi tenendo conto della velocità di diffusione di Sars-CoV-2 con R0 tra 2,5 e 3,5, si avrebbe l’immunità di gregge vaccinando il 60-72% della popolazione. Ma come evidenziato da Milena Gabanelli e Simona Ravizza al Corriere della Sera, non è questo il nostro caso, visto che i vaccini anti Covid a disposizione hanno efficacia differente e comunque non del 100%. Quindi, l’immunità di gregge si otterrebbe solo vaccinando il 97% della popolazione, una percentuale che è però irrealistica. E poi c’è la variante inglese che fa salire l’R0 a 4,5 incrementando la letalità del coronavirus. Inoltre, non si sa neppure quanto durerebbe.



Discorso diverso per l’immunità di massa, che consiste nella protezione dell’80% della popolazione con i vaccini, che è l’obiettivo fissato dal commissario per l’emergenza Francesco Paolo Figliuolo da raggiungere entro settembre. In questo modo la convivenza con il coronavirus sarebbe meno dannosa, perché la progressione della campagna vaccinale ne abbasserà la letalità.

COVID MENO MORTALE? SE SI CAMBIA STRATEGIA…

Quindi, non potendo raggiungere l’immunità di gregge, si deve puntare all’abbassamento della letalità per rendere il coronavirus come l’influenza. Attorno al 25 giugno saremo arrivati a coprire con la prima dose il 53% della popolazione, quindi 31,9 milioni di italiani, a patto che Pfizer, Moderna, AstraZeneca e Johnson & Johnson rispettino i termini di consegna. Se invece dovesse esserci qualche problema con le dosi, dovremmo aspettare solo metà agosto per rendere la letalità del Covid simile a quella dell’influenza stagionale. Secondo quanto indicato nel Corriere della Sera, cambiando strategia, quindi dirottando le dosi di vaccino sulle categorie più fragili e i malati gravi, potremmo anticipare la data al 20 giugno, pur con solo il 50% di vaccinati tra aprile e giugno.

Secondo l’Ispi, dall’inizio della campagna vaccinale abbiamo evitato solo 600 morti. Potevano essere 1.700 se ci fossimo concentrati subito sugli over 80. Ridurre la letalità è importante anche per alleggerire la pressione del Covid sulle strutture sanitarie. Ispi calcola che quando la letalità del Covid scende al livello dell’influenza, i ricoveri scendono del 65% in area medica Covid, del 75% in terapia intensiva. Solo a quel punto si può ripartire in sicurezza.