Cosa succederà con Coronavirus quando finirà la fase acuta della pandemia? Questa è una domanda che si fanno in molti, ma alla quale è davvero difficile provare a rispondere oggi, in base alle conoscenze ancora approssimative che abbiamo a proposito del Coronavirus. Ha provato a rispondere la prestigiosa rivista Science, ma ci dobbiamo basare soprattutto sulle proiezioni.



Tra le domande ancora senza risposta c’è anche questa: quando è prevista la fine delle misure di distanziamento sociale? I ricercatori di Harvard mostrano due scenari possibili, basati però non su SARS-CoV2 (sul quale ancora non si può dare un giudizio di questo genere) ma su stime riguardanti i beta-coronavirus «OC43» e «HKU1» (Coronavirus umani comuni). Su parametri quali una eventuale stagionalità e la probabile durata dell’immunità nei guariti infatti sappiamo ancora troppo poco sul nuovo Coronavirus.



Possiamo dire in base ai suoi “cugini” comuni – che però non causano sindromi respiratorie -, senza sottostimare i potenziali pericoli successivi alla fase iniziale più grave della pandemia e restando indispensabile il distanziamento sociale per non superare le capacità dei reparti di terapia intensiva, non si esclude l’eventualità di ritrovarci tra il 2022 e il 2024 con un “distanziamento sociale prolungato” o almeno “intermittente”.

GLI SVILUPPI DELLA PANDEMIA DI CORONAVIRUS: QUANDO FINIRÀ

Sono necessari “studi sierologici longitudinali per determinare l’estensione e la durata dell’immunità alla SARS-CoV-2″ continuano i ricercatori citati da Science. Anche in caso di apparente eliminazione, la sorveglianza SARS-CoV-2 dovrebbe essere mantenuta “poiché una ripresa del contagio potrebbe essere possibile nel 2024“. La fine della pandemia infatti non corrisponderà immediatamente alla scomparsa del Coronavirus.



Per questo si valuta con cura una fase intermedia, con alcune attività che potranno riprendere subito regolamentando il reinserimento dei lavoratori. Restano tuttavia diversi punti interrogativi sui tempi di convalescenza e la reale entità dei contagi, che fanno temere inoltre una seconda ondata. Si lavora dunque alacremente su un vaccino, e si pensano metodi trasversali per riconoscere tempestivamente nuovi focolai, ma gli scenari possibili sono molti.

Sembra indiscutibile l’utilità del distanziamento sociale, ma c’è ancora confusione su come e perché utilizzare mascherine e guanti, inoltre avere il quadro completo della situazione – coi sistemi sanitari sotto stress e l’incapacità di effettuare test sierologici – è attualmente impossibile.

CORONAVIRUS, LA QUESTIONE DELL’IMMUNITÀ

Altra domanda decisiva è: per quanto tempo si resterà immuni? Non è detto infatti che il sistema immunitario conservi permanentemente memoria del Coronavirus, anche con il vaccino. Lo si può capire pensando ai normali virus influenzali: il sistema immunitario dopo un po’ ha bisogno di “rinfrescarsi la memoria”.

Conoscere la durata delle difese del nostro organismo significa anche poter contare su una certa immunità di gregge, perché la massa di chi – guarito o vaccinato – ha sviluppato gli anticorpi potrà proteggere anche gli altri, specialmente le persone immunodepresse. In caso di immunità permanente, è chiaro che lo scenario potrebbe essere molto positivo, altrimenti sono ipotizzabili nuove ondate nei prossimi anni.

La ricerca in questione non tiene tuttavia conto di altre due incognite che renderebbero molto più positivo il quadro della situazione: la comparsa di un vaccino efficace e lo sviluppo di farmaci e terapie valide per tutti. La speranza c’è ed è anche giustificata, al momento però non si può nemmeno abbassare la guardia sul fronte della prevenzione, che resta per adesso fondamentale anche in un’ottica di lungo periodo.