Provengo da un’infanzia felice, come si proviene da un paese ameno. Da quella stagione ho ricavato una percentuale di magia che devo ancora smaltire: la magia delle storie che mi hanno raccontato i miei nonni, infarcendole d’affetto e di allegrezza. Quando me le raccontavano, il più delle volte si mettevano in ginocchio davanti a me, guardandomi negli occhi quando c’era una pausa tra una riga e l’altra. Mentre li ascoltavo, percepivo sulla mia pelle quanto loro ci credessero, a quello che mi stavano leggendo. Le storie mi hanno sempre fatto compagnia: storie di poesie e dannazione, storie belle e spaventose, di rabbia, d’amore. Poi, quando iniziai a prendere in mano i libri dei Vangeli – prima quelli a fumetti alla scuola materna, poi quelli per bambini alle elementari, infine i testi originali all’università – rimasi stregato dalla percentuale di magia contenuta nelle storie che Cristo usava per avvicinare alle teste crude e matte dei suoi amici la spina dorsale del Regno di Dio, dei suoi segreti misteri: “Saranno storie vere o se le sarà inventate di brutto?” mi chiedevo. In quelle storie lunghe poco più di qualche riga, avvertivo un combustibile ch’era altamente infiammabile.
Avvicinatomi sempre un po’ di più per leggerle sempre meglio, ben presto scoprii che, in realtà, erano loro a leggere me. Tanto che, quando giungevo alla fine, mi capitava quello che Salinger ammette della sua frequentazione coi libri: “Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando hai finito di leggere vorresti che l’autore fosse un tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira”. Era Cristo, però, l’autore delle storie che leggevo: “Un Cristo per amico, da chiamare tutte le volte che mi gira” mi pareva fosse proprio il cristianesimo che avrei sognato di trovare. Una sorta di amicizia nata attorno alle parole, alle immagini, all’evocazione di quelle che, nate come storie, finivano per diventare delle finestre che mi allargavano potenti lo sguardo.
Sono tuttora le mie storie preferite, che ogni volta che le rileggo mi fanno il grande dono di presentarsi come fosse la prima volta. Mi prendono per mano e, infilandosi nella mia storia, mi spingono verso l’incontro con Cristo, con i suoi pazzi disegni. È in questo preciso istante, quello dell’incontro, che rivedo il gesto del fiume nell’attimo in cui incontra il mare. Non ho mai capito davvero che cosa succeda: si fonde, si confonde, sono due che diventano uno? Per poi riconfondere le idee: “È solo un fiume dentro il mare oppure, appena nasce alla sorgente, c’è già il mare dentro il fiume?”. Non sono soltanto bizzarrie fanciulle.
Nasce qui, all’incrociarsi di queste storie, Quando il fiume incontra il mare, il nuovo programma di Canale 5 in onda da domani, per sette sabati (ore 9.25). Ho sposato le logiche paradossali di sette parabole evangeliche e sono andato a caccia di sette storie della porta accanto che, raccontandosi, mi regalassero il brivido di avvertire sulla pelle come il Vangelo sia una storia che accade oggi, la cui magia è quella di non smettere mai di avere delle cose nuove da dire. Cose nuove e diverse a seconda delle storie di chi in loro s’imbatte. Son storie zuppe di talento, di miseria e di perdizione: di follia, di visione e di passione.
Sono storie dove la sofferenza, stringendo l’uomo e la donna come in una morsa, ha fatto venire al mondo una bellezza ancor più seducente, perché ferita e matura. È la storia del matto Giordano, del bambino prodigio Giovanni, dell’ex brigantello di quartiere Carletto, del bizzarro José. Della lottatrice Giulia, di mamma Chiara e di Pino, il papà visionario del “Cristo pensante”. Sulle loro facce, che sono storie parlanti, è appeso il cartello: “Aperto per lavori”, non “Chiuso per lavori”. Perché, quando c’è di mezzo il Cristo, i lavori sono sempre in corso. E mentre sono in corso, la porta resta aperta, come nei vecchi laboratori d’artigiano di un tempo. Per imparare, rabbrividire, ustionarsi. (Ri)credersi. Bellezza a disposizione.
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“Quando il fiume incontra il mare” è un programma di Canale 5 prodotto da Officina della Comunicazione di Nicola Salvi ed Elisabetta Sola. Nato da un’idea di Marco Pozza e Dario Edoardo Viganò, regia di Luca Salmaso. Conduce don Marco Pozza.
Il programma, in sette puntate, andrà in onda il sabato mattina (ore 9.25) dal 4 novembre al 16 dicembre 2023. È possibile rivederlo su MediasetPlay.
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