E da un altro esponente del mondo medico che arriva un nuovo attacco nei confronti del CTS sul protocollo per la ripresa di allenamenti e partite per la Serie A, bloccata per l’emergenza coronavirus. Dopo l’allarme di Castellacci, infatti torna sul tema della ripresa della Serie A anche Pino Capua, membro della commissione medica della FIGC, che intervenuto a Radio Punto Nuovo ha attaccato con forza: “Se non si trova una soluzione, il campionato non parte: il CTS ha messo i bastoni tra le ruote”. E’ infatti convinzione di Capua che le misure prese dal CTS non siano adeguate e che pure il modello tedesco (e dunque l’isolamento del solo nuovo contagiato e non della quarantena da imporre a tutta la squadra) sia strada ben percorribile anche per il calcio italiano, ma non solo: pure è necessario che nel dialogo FIGC-Governo prendano posto anche i medici, che invece finora non sono stati interpellati, nonostante ricadano su di loro le più gravi responsabilità sulla ripartenza. Nel lungo intervento radio è poi opinione di Capua che la ripresa nel mondo del calcio professionistico è possibile, mentre è più complicato il quadro per i dilettanti, per cui ,visto il loro grande numero, è più probabile che si debba per forza attendere un vaccino: “Il rischio 0 non ci sarà a settembre, ottobre o novembre. Bisogna avere grande pazienza ed equilibrio, perché sono molto numerosi”. (agg Michela Colombo)



CASTELLACCI: MEDICI PRONTI A DIMETTERSI

Nodo pesantissimo da rivolvere perchè la Serie A riprenda anche le partite, oltre che gli allenamenti congiunti dal prossimo 18 maggio, è certo quello della responsabilità civile e penale dei medici dei club, nel caso di riscontrata nuova positività al coronavirus di un tesserato durante il ritiro. Problema su cui è tornato oggi pomeriggio anche il professore Enrico Castellacci, presidente de L.A.M.I.C.A, ovvero l’associazione medici italiani di calcio, che a Radio Punto Nuovo ha affermato: “Abbiamo già allertato i legali della nostra associazione perché facciano le loro osservazioni dopo aver letto i protocolli. Ho già ricevuto molte lettere di colleghi dalla Serie B che minacciano le loro dimissioni in caso non venisse rivista la questione della responsabilità, che diventa una responsabilità penale. I club si devono assumere le loro responsabilità”. E’ dunque un problema ben grave quello che si sta paventato e che se non risolto, rischia di bloccare anche definitivamente la ripresa della Serie A. Lo stesso ex responsabile medico della nazionale italiana ha poi aggiunto, mettendo il dito su alcune falle nel protocollo stilato: “La quarantena? Si crea un grosso handicap, se si fosse seguito il modello tedesco sarebbe stato più semplice. Qui si pensa alla riapertura del campionato, non escludendo una prossima chiusura”. E in aggiunta Castellacci pure ricorda che “una volta che si iniziano le trasferte, il pericolo di contaminazione è più alta, basta un solo giocatore e si blocca il campionato. Questo crea delle perplessità non indifferenti sulla vera volontà di ripartire, ci facciano capire se ne hanno voglia”. (agg Michela Colombo)



ZAMPA: OTTIMISMO PER LA RIPARTENZA

E’ tornata a parlare della ripresa della Serie A anche la sottosegretaria alla salute Sandra Zampa, che ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli, si è detta subito ottimista per la ripartenza del primo campionato italiano. Zampa, che ha poi ricordando la necessità di imporre una quarantena preventiva per giocatori, staff e personale, come pure di modificare in maniera adeguata il protocollo sanitario fissato dalla FIGC, pure non ha esitato a ricordare che in caso di nuova positività al coronavirus, sarà necessario fermare tutto il campionato. La Sottosegretaria ha affermato in maniera chiara: “ Un nuovo positivo all’interno di un club? Si ferma tutto, senza dubbio! Scatta automatica la quarantena e si ferma anche il campionato. Il modello tedesco? Se non ti fermi tu ti ferma il virus, avere cura per il calcio vuol dire avere cura per le persone che ci lavorano”. Pur conscia del valore economico come pure sociale del calcio, pure per Zampa la salvaguardia della salute rimane prioritaria alla ripresa dei campionati, di Serie A o Serie B, a prescindere dagli interessi che gravitano attorno alle due serie. (agg Michela Colombo)



CTS: QUARANTENA PREVENTIVA DI 15 GIORNI

Per poter dare il via alla ripresa della Serie A e non solo per gli allenamenti congiunti, ecco il CTS si esprime su una nuova condizione, ritenuta indispensabile per poter dare il proprio ok alla ripartenza del campionato, con partite da disputare ovviamente a porte chiuse. Come si riferisce oggi Il Messaggero, pare che per il Comitato Tecnico Scientifico sia necessario che le squadre, comprese di tecnici, staff e personale necessario si uniscono in un isolamento di 15 giorni dalla ripresa degli allenamenti: solo al suo termine potrà essere valutata a ripresa delle partite della Serie A. Dunque in aggiunta a santificazione, maxi ritiri e tamponi, anche un ulteriore periodo di quarantena preventiva per tutti i team, di almeno due settimane: misura di non semplice applicazione, come abbiamo già visto prima, per mancanza di strutture adeguate di proprietà dei club della Serie A, dove cui svolgere dunque questa nuova quarantena preventiva. E pure misura, che a ben vedere non garantisce un “rischio zero” perchè data la natura particolare del coronavirus, pure non può essere eliminato completamente il pericolo di un contagio, come ci ha testimoniato nei giorni scorsi il caso del Brighton. Il club inglese, imposto il ritiro della prima squadra con giocatori tutti negativi ai primi test, solo pochi giorni fa ha annunciato di tre nuove positività riscontrate in rosa. La strada dunque per la ripresa è ancora molto complicata. (agg Michela Colombo)

VIA LIBERA AGLI ALLENAMENTI MA SULLE PARTITE…

Sono giorni bollenti per la ripresa della Serie A e i prossimi si annunciano ancor più decisivi: in settimana infatti sono attesi nuovi incontri tra Federazione, Governo e Lega Calcio per discutere della ripartenza della stagione, che per il momento rimane sempre in bilico. Se già ieri infatti è arrivato il parere positivo anche del CTS per la ripresa degli allenamenti collettivi nel mondo del calcio dal 18 maggio, pure per quello che riguarda partite e campionato lo scetticismo è ancora di rigore. Di fatto le condizioni fissate dal Comitato Tecnico Scientifico per il completo rientro in campo (rigorosamente a porte chiuse) sono rigorose e di difficile applicazione anche per alcuni club della Serie A (figurasi per Serie B o terzo campionato, di cui non a caso la Lega Pro ha giù chiesto lo stop). Tamponi, maxi ritiri e isolamento sono condizioni che il CTS considera indispensabili per programmare una ripresa della stagione della Serie A, lì dove ci si era fermati per l’emergenza coronavirus: misure però di difficile applicazione, pur tenuto conto del rischio, sempre presente, che in caso di nuove positività al Covid19, si debba di nuovo fermare tutto, questa volta in via definitiva.

QUANDO RIPRENDE LA SERIE A: LE CONDIZIONI DEL CTS

Benché dunque il CTS sia venuto incontro alla voglia di Lega Serie A e FIGC di tornare in campo, con l’ok agli allenamenti dal 18 maggio, pure per il campionato la posizione è netta. Lo ha ribadito ieri anche la sottosegretaria alla Salute Zampa che ai microfoni di GR Parlamento ha aggiunto, che per ripartire sarà necessaria la costruzione di una “bolla sterile” intorno al campo sportivo: sarà dunque necessario “l’isolamento assoluto di giocatori e staff” per poter garantire loro un rientro in campo in sicurezza. Pure però questa non è misura di facile applicazione: come ci riporta anche il Corriere dello sport, oggi organizzare un maxiritiro per giocatori, staff, e personale necessario non è semplice e al momento solo la Juventus, grazie alla vicinanza del J-Hotel ai campi di Vinovo è in grado di assicurare la “bolla sterile”. Ma per le altre società sarebbe impossibile dare seguito a tale indicazione: già appoggiarsi ad altre strutture, con il possibile concorso di esterni, minerebbe alla base il concetto di “centro unico sterile”.

Ma oltre al problema dei ritiri ecco che tra i nodi da sciogliere per poter parlare davvero di una ripresa della Serie A al 100% vi sono altre questioni, di egual misura complicate da risolvere. Dalla necessità di reperire ed eseguire a stretto giro parecchi tamponi, che in alcune regioni sono ancora di difficile reperimento per le strutture sanitarie (figurarsi per i club, che non dovranno pesare, per il CTS, sulla collettività), ai dubbi sulle responsabilità di civili e penali a carico dei medici sociali, a cui spetterà il controllo dell’applicazione delle misure per limitare i contagi. Pur dopo gli ultimi segnali positivi, capiamo bene che la strada per il ritorno in campo è ancora molto difficile.