Tra le polemiche e le indiscrezioni, ecco che sul tema della ripresa della Serie A ritorna anche il presidente del CONI Giovanni Malagò, che intervistato da Radio 2 si è detto ben sicuro che il campionato possa riprendere a giugno. “Al 99% la Serie A ripartirà il 13 giugno. Mi sembra che si stia facendo di tutto per ricominciare e per mettere in condizione il sistema di ripartire”: le parole del numero 1 del CONI che però poi ben precisa per quello che sarà il completamento della stagione: “Poi sulla possibilità che finisca bisogna avere la palla di vetro e questa è la mia opinione. E’ un vero rischio, ma per la Serie A l’obiettivo primario e unico è quello di ricominciare”. Malagò poi non esita a rifarsi al suo allarme lanciato ormai diverse settimane fa, sulla necessità di pensare comunque a uno scenario alternativo: “Però io penso che nella vita, anche se uno è convinto e determinato, deve sempre avere un’alternativa, altrimenti si rischia di compromettere una situazione già molto complessa”. Nella lunga intervista ecco che poi si tocca il tema più caldo per la ripresa della Serie A ovvero le polemiche sorte intorno alle norme che regolano l’isolamento della squadra in seguito alla riscontrata nuova positività di un giocatore. Su questo Malagò precisa: “Noi abbiamo recepito una direttiva che individua un percorso di coinvolgimento generale e non un isolamento individuale. Ma questo è un tema che riguarda la Commissione tecnico-scientifica e io non ho mai interloquito con loro. Non so il motivo di questa decisione, mi dicono che è una decisione che potrebbe essere rivista ma non voglio aggiungere ulteriori considerazioni”. (agg Michela Colombo)



PRESTO UN POOL ISPETTIVO MA I PRESIDENTI DI CLUB PROTESTANO

Fissato al 13 giugno la data per la ripartenza del campionato di Serie A dall’assembla e accolte dalla FIGC le modifiche al protocollo sanitario di ripresa fatte dal CTS, ecco che pure è sempre bufera nel mondo del calcio. Mentre infatti la stessa Federazione ha annunciato l’attivazione di un Pool Ispettivo, che avrà il compito di verificare il rispetto delle indicazioni contenute nei protocolli sanitari, ecco che i presidenti della Serie A sono ancora sul piede di guerra di fronte alle ultime novità per la ripresa del campionato. Nodo cruciale ancora una volta è l’iter previsto in caso di riscontrata nuova positività al coronavirus e l’imposizione del maxi ritiro cui entreranno solo persone negative al coronavirus (dai giocatori al personale di contorno). Misure dunque che pur fatte con lo scopo di garantire una ripresa delle attività in sicurezza, pure rischiano di diventare un pericoloso boomerang. Diversi presidenti hanno già lanciato l’allarme: “Se non cambia il protocollo e si riduce la quarantena ad una settimana, sarà impossibile giocare”. La polemica è chiara: di fatto, con la previsione di disputare in poche settimane le restanti 124 partite della stagione (con spostamenti continui) è facile immaginare che presto o tardi salti di nuovo fuori un giocatore positivo. E in tal caso, stando al protocollo della FIGC, dopo la correzione del CTS, sarà di fatto campionato fermo. Come ci riferisce oggi Repubblica, nei prossimi giorni è atteso uno nuovo incontro tra Gravina e governo e li molti presidenti della Serie A sperano di poter cambiare le carte in tavola: l’ipotesi è di ridurre a una sola settimana l’isolamento per un giocatore positivo, da giugno. Il quadro però è complicato e non sono pochi ora a pensare che queste norme fissate dal governo ( e accettate dalla FIGC, per forza di cose) siano solo un pretesto per spingere i club della Serie A a chiedere lo stop della stagione: come aveva ipotizzato solo ieri il Senatore La Russa. Staremo a vedere. (agg Michela Colombo)



VIA AGLI ALLENAMENTI DAL 18 MAGGIO: IN CAMPO IL 13 GIUGNO?

Ieri è stato certo un girono di decisioni fondamentali per il mondo del calcio, Serie A in primis, che lotta per una pronta ripartenza dopo lo stop imposto per l’emergenza coronavirus. Proprio nei minuti in cui il ministro dello sport Spadafora annunciava che la FIGC ha accettato e modificato il protocollo sanitario dopo le osservazioni del CTS, dando così il suo via libera agli allenamenti a gruppi dal prossimo 18 maggio, ecco che la Lega, riunita in Assembla ha votato il 13 giugno come data del ritorno in campo. Per 15 club su 20 (esclusi Torino, Udinese, Sassuolo, Napoli e Sampdoria che volevano qualche giorno extra) dunque si è deciso di fissare l’inizio delle partite del primo campionato dal 13 giugno: e da qui certo sarà un vero tour de force per tutte le squadre, che dovranno chiudere la stagione del campionato nazionale (con Coppa Italia) entro i primi di agosto, come chiesto dalla UEFA.



QUANDO RIPRENDE SERIE A: IL PIANO PER CHIUDERE LA STAGIONE

Chiaramente anche in vista del 13 giugno il condizionale è d’obbligo: se è vero che la maggior parte dei club sono concordi a tornare in campo a giugno (dietro conferma del governo) pure dobbiamo ben sperare che nel frattempo non occorrano nuovi stop, ben probabili stando alle ultime indicazioni date dal CTS sul protocollo sanitario (come sull’iter da seguire in caso di riscontrata nuova positività), a cui la FIGC si è adeguata. Ma incrociando le dita e sperando per il meglio, ecco che il calendario si annuncia pienissimo: sono 12 i turni che la Serie A deve recuperare (più uno con match di recupero) e in aggiunta sono ancor da disputare le semifinali e la finale di Coppa Italia. Volendo dunque chiudere il tutto entro i primi di agosto (per dare spazio a Champions ed Europa League) vediamo bene che si rischia di dover scendere in campo ogni due-tre giorni. Di fronte però a questo quadro, affatto semplice, una mano potrebbe venir dalla stessa UEFA che già ieri pare si sa detta disponibile a rinviare la deadline del 2 agosto per chiudere i campionati nazionali. In ogni caso il cammino per ora pare tracciato, ma gli ostacoli non mancano: non scordiamo poi che fissato solo in questi giorni il protocollo FIGC per la ripresa degli allenamenti, pure se ne dovrà studiare un altro per la ripresa del campionato, e lo stesso Governo già nei prossimi giorni potrebbe di nuovo fermare il tutto, se vedrà che il numeri legati all’emergenza sanitaria non saranno positivi.