Quanti amici possiamo avere? No, non stiamo parlando di legami virtuali, di quelli che si stringono sui social network e che spesso non sfociano in un rapporto umano dal vivo, bensì di quelli autentici, in carne e ossa, che lockdown e smart working hanno allontanato dalle nostre esistenze e dalla nostra quotidianità. Un tema dibattuto, ma neppure troppo, a cui dedica ampio risalto “Il Venerdì di Repubblica”, riportando le parole di Robin Dunbar, docente di Antropologia dell’evoluzione presso la celebre Oxford University.
“Attenzione – dichiara l’esperto –: la qualità dei rapporti potrebbe deperire rapidamente. Meglio trovare occasioni per vedersi e, in mancanza d’altro, ben vengano aperitivi o cene virtuali su Zoom”. Il professore, nel suo libro “Di quanti amici abbiamo bisogno”, scrive che si possono avere al massimo 150 relazioni sociali stabili, sottolineando che più neuroni si hanno, più si riescono a tenere a mente le caratteristiche di ogni membro del proprio gruppo. “La correlazione tra numero di amici e dimensione di certe aree cerebrali vale ancora oggi per ognuno di noi. In studi condotti insieme alle neuroscienzate Penny Lewis e Joanne Powell abbiamo mostrato che le persone che dichiarano di avere più amici hanno una corteccia prefrontale più ampia: è l’area cerebrale legata alla ‘mentalizzazione’, ovvero a capire il punto di vista altrui e alla capacità di trattenere i propri impulsi”.
QUANTI AMICI POSSIAMO AVERE? “Il 20% DELLA GIORNATA È DEDICATO ALLE INTERAZIONI SOCIALI”
Su “Il Venerdì di Repubblica” spiccano poi altre considerazioni di Dunbar: “Studiando una ricca selezione di società, che va dagli abitanti di Dundee (Scozia) agli agricoltori del Nepal e ai pastori Masai dell’Africa occidentale, posso dire che la persona media dedica grosso modo il 20/ del suo tempo di veglia (circa 3 ore e mezza) alle interazioni sociali”. Non solo: “Il numero massimo di facce a cui associamo un nome è 1.500, 500 sono i conoscenti, 150 coloro che ci sforziamo di contattare almeno una volta all’anno, 50 quelli che contattiamo almeno una volta ogni sei mesi, 15 gli amici-parenti che sentiamo almeno una volta al mese e 5 le persone a cui siamo emotivamente più vicini”. Vi sono poi alcuni fenomeni documentati, che testimoniano l’importanza della prossimità, come la “regola dei 30 minuti” trovata dai sociologi canadesi Barry Wellman e Diane Mok: in media, se dobbiamo viaggiare per più di 30 minuti per vedere qualcuno che non sia un amico intimo o un parente stretto, questo riduce di molto il nostro desiderio di farlo. Inoltre, “gli introversi preferiscono dedicare maggiori quantità di tempo a un numero inferiore di amici. Gli estroversi, invece, puntano a costruire più relazioni, ma poi riservano meno tempo a ciascuno”.