Prende piede l’ipotesi della “quarantena light”, ovvero, una riduzione dei giorni di malattia nel caso in cui si prendesse il covid in forma lieve. Gli addetti ai lavori non sembrano però concordi su tale ipotesi, a cominciare dal professor Fabrizio Pregliasco, direttore del Galeazzi di Milano e fra le voci più autorevoli della virologia italiana, secondo cui bisognerebbe aspettare il passaggio di questa ondata prima di introdurre questa novità decisamente significativa: “dobbiamo far passare la nottata”, spiega il docente della Statale di Milano intervistato dall’Adnkronos, aggiungendo: “Stringiamo i denti e aspettiamo il calo effettivo della curva” di questa ondata estiva, “ancora 3 o 4 settimane”.
A quel punto i tempi saranno maturi per la nuova quarantena light: “Nel momento in cui questa onda andrà a ridursi, e ormai probabilmente ci siamo io credo che quanto prospettato abbia un senso, nell’ottica di una convivenza con questo virus” che continuerà a dar segno di sé, “e quindi di una progressione della gestione della sua circolazione”.
QUARANTENA LIGHT, GISMONDO: “ABBIAMO ASPETTATO ANCHE TROPPO”
Secondo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano, bisognerebbe invece introdurre la quarantena ridotta fin da subito: “E’ auspicabile che un provvedimento di questo tipo venga varato, e anche in fretta. Abbiamo aspettato pure troppo”.
E ancora: “Bisogna cambiare regole velocemente per tantissimi motivi”, spiega sempre all’Adnkronos Salute, ricordando che “è inutile stare isolati per una tipologia di virus, come quella attuale, che causa una patologia così blanda”, ed inoltre “è necessario che la gente non si assenti così tanto dal lavoro. In ambito sanitario, ad esempio, per questo motivo stiamo veramente vivendo momenti di grande crisi”. Tra l’altro Maria Rita Gismondo sottolinea che “si tratta di tipologie di misure adottate già da tempo in altri Paesi europei”. La dottoressa fa notare che nella gestione della pandemia “l’Europa va sempre in ordine sparso. Come se avessimo un virus italiano diverso da quello tedesco, a sua volta diverso da quello francese o da quello inglese, e così via”.