Israele comincia a somministrare la quarta dose di vaccino prendendola in considerazione anche per le persone vulnerabili per contenere la variante Omicron, ma alcuni esperti ritengono che sia prematuro, anche perché andrebbe valutato l’impatto delle dosi, in particolare il rischio di danni alla capacità dell’organismo di combattere il Covid. Lo rivela il New York Times, citando un documento che conferma come tale preoccupazione, che riguarda soprattutto gli anziani, sia stata sollevata da alcuni membri del comitato consultivo del governo.



Il gruppo di esperti che consiglia il governo israeliano, infatti, pur raccomandando la quarta dose, spiegando che i potenziali benefici superano i rischi, ha comunque riconosciuto questa incertezza. Per alcuni scienziati troppi richiami potrebbero causare una sorta di affaticamento del sistema immunitario, compromettendo quindi la capacità dell’organismo di combattere il coronavirus.



“QUARTA DOSE? NON CI SONO BASI SCIENTIFICHE”

Oltre ai timori che una quarta dose in meno di un anno possa effettivamente indebolire l’immunità, alcuni esperti ritengono che il governo israeliano non abbia ancora sfruttato al meglio altre coroopzioni, come vaccinare i non vaccinati o allargare la platea della terza dose. Peraltro, non è noto neppure l’effetto della quarta dose di vaccino anti Covid contro la variante Omicron. Quel che è emerso, ed è stato evidenziato dagli esperti medici israeliani, è che l’immunità cala soprattutto negli over 60, i primi a ricevere la terza dose ad agosto. I dati al team consultivo, visionati dal New York Times, hanno mostrato un raddoppio del tasso di infezione da variante Delta tra il gruppo di età superiore ai 60 anni entro 4 o 5 mesi dalla terza iniezione.



Ma non c’era alcuna chiara indicazione di una ridotta efficacia contro la malattia grave. “Solo perché abbiamo fatto la terza dose non significa che ci dovrebbe essere una quarta dose senza alcuna base scientifica”, ha dichiarato il professor Dror Mevorach, che dirige il reparto coronavirus al Hadassah Medical Center di Gerusalemme. Dello stesso parere è il professor Hagai Levine, epidemiologo e presidente dell’Associazione israeliana dei medici di salute pubblica: “Rispetto l’opinione di coloro che dicono meglio prevenire che curare e non c’è nessun problema nell’essere preparati. Ma prima di fare una quarta iniezione, è preferibile aspettare la scienza”.