Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), è intervenuto sulle colonne del “Corriere della Sera” per parlare della quarta dose di vaccino Covid e dell’evoluzione della pandemia di Coronavirus. In primis, l’intervistato ha chiarito che il secondo booster vaccinale va fatto “senza riserve”, perché “protegge dalla malattia grave e, anche se solo parzialmente, dall’infezione. Il problema è che appena il 19% degli over 80, cui è raccomandata la quarta dose, l’ha ricevuta. Percentuale bassissima, un quinto della popolazione che ne avrebbe bisogno. I più esposti alle conseguenze severe del Covid”.
Un’esitazione, ha spiegato Palù, motivata dalla consapevolezza che ci si può reinfettare una seconda volta pur essendosi vaccinati con tre dosi e che chi ha contratto il virus BA.1 può replicare con BA.5. Inoltre, molti temporeggiano, aspettando il nuovo vaccino, dal momento che quello attuale è disegnato su un virus che ha circolato due anni e mezzo fa. Eppure “la quarta dose protegge dall’infezione al 50%, ma quasi nove volte su dieci evita ricovero in ospedale ed esiti mortali. Dopo i 60 anni siamo più vulnerabili, non per niente viene raccomandata ed è offerta gratuitamente la vaccinazione antinfluenzale”.
GIORGIO PALÙ: “OGNI ANNO DOVREMO FARE LA PROFILASSI CON UN VACCINO COVID AGGIORNATO”
Nel prosieguo della chiacchierata con il “Corriere della Sera”, Giorgio Palù ha affermato che chi ha avuto tre dosi e si è contagiato successivamente “è come avesse ricevuto una quarta dose: ha un’immunità ibrida che è più forte di quella artificiale, in quanto è venuto a contatto col virus intero anziché con una sua parte, la proteina Spike, contenuta nel vaccino. In teoria si potrebbe evitare un secondo richiamo”. A ottobre realmente sarà disponibile un nuovo vaccino aggiornato? Palù ha detto che gli studi Pfizer e Moderna sono a buon punto e che la sperimentazione clinica ha dimostrato che i nuovi preparati a mRna (che codificano la proteina S di BA.1 e Wuhan) inducono risposte anticorpali nettamente superiori rispetto all’attuale e neutralizzanti anche contro BA.5.
Tuttavia, “finché il SARS-CoV-2 non smette di mutare e di eludere la difesa del sistema immunitario, ogni anno dovremo fare la profilassi con un nuovo vaccino aggiornato in base al ceppo circolante in quella stagione, senza che le agenzie regolatorie debbano necessariamente valutare l’esito di una sperimentazione clinica. La sottovariante BA.2.75? Non abbiamo dati per prevedere se avrà il sopravvento, se sia più virulenta, né se davvero sia caratterizzata da un indice di contagio superiore. Pochi ancora i casi”.