Un’idea che coinvolga villette e quartieri di “soli cristiani” sta facendo discutere e non poco in Francia l’opinione pubblica contro il progetto “Monasphere”: il piano lanciato da tre imprenditori cattolici viene subito bollato di “comunitarismo” e paragonato ai “ghetti” islamici di cui la Francia per anni ha permesso (e forse anche favorito), salvo poi ricredersi con il crescente fondamentalismo sfociato in terrorismo negli ultimi 10 anni.



Ma occorre prima di tutto capire se realmente l’accusa di una sorta di “settarismo” religioso sia applicabile al progetto lanciato dai giovani imprenditori Damien Thomas, Charles Wattebles e Pierre-Edouard Stérin, quest’ultimo famoso per aver fatto fortune nel 2003 con l’idea dei cofanetti regalo “Smartbox”. Secondo la proposta formulata dal terzetto finanziatore del progetto, si tratta di “oasi cristiane”, ovvero villette con giardino fuori dalle grandi città ma vicine a monasteri e centri religiosi. Il motivo è presto che spiegato: «offrire una vita privata pienamente autonoma, la vicinanza fraterna con altre famiglie cristiane e il radicamento in seno a un territorio, per una vera ecologia relazionale e spirituale». A gennaio, spiega il “Corriere della Sera” parlando in Italia del progetto “Monasphere”, sono state lanciate le prime 17 case nel quartiere vicino al villaggio dell’Ile-Bouchard in Touraine di Clos Saint-Gabriel, vicinissimo alla chiesa di Saint-Gilles dove nel 1947 la Madonna apparve a 4 bambini.



LE POLEMICHE CONTRO I QUARTIERI “CRISTIANI”

Il progetto “Monasphere” nasce da due esigenze che si incontrano: quella di molti francesi, negli ultimi anni di pandemia, di voler lasciare le grandi città e riappropriarsi degli ampi spazi di campagna a prezzi e ritmi ben più sostenibili; di contro, l’idea di offrire a cattolici praticanti la possibilità di vivere la propria fede in comunità assieme ad altre famiglie e vicini ad un centro religioso di preghiera. A Clos Saint-Gabriel le case sono giù in vendita con consegna prevista non oltre il 2024 ma la polemica è già esplosa nell’opinione pubblica francese: «crociata immobiliare», o ancora «comunitarismo settario» viene scagliato contro il progetto di “mister Smartbox”. Nello stesso villaggio non tutti si dicono contenti dell’idea, seppur sia evidente la differenza in termini di “pericolosità” tra un quartiere di cristiani praticanti e uno di salafiti musulmani fondamentalisti: «Detestiamo il comunitarismo quando viene dai musulmani ma lo valorizziamo quando viene dai cristiani», attacca il consigliere comunale Guy Jouteux intervistato dai media francesi. Sul portale di “Monasphere” si legge invece come l’impronta sia assai più semplice e senza voler creare polemiche: «una vita vicino a un importante luogo spirituale, che presenta un giusto equilibrio tra quiete famigliare e rapporto fraterno con i vicini». Le “oasi cristiane” però non convincono e sollevano polemiche anche sul fronte scuole e integrazione tra famiglie: «Se i bambini non incontrano mai gli altri, come potranno vivere in società?», è il duro commento di un collettivo sorto in Francia contro le “oasi cristiane”. Dopo le forti polemiche i promotori del progetto hanno ribadito che «valuteranno tutte le domande di acquisto, senza prisma religioso», dunque allontanando l’idea di un “settarismo” esclusivo nel centro della Francia. Alle critiche ha poi voluto rispondere il vescovo di Limonges, monsignor Pierre-Antoine Bozo, citato oggi dal “CorSera”: «La vita monastica ha contribuito grandemente a plasmare la cultura europea (…). È una buona idea quella di venire a ritrovare sé stessi all’ombra dei monasteri. Grazie alla dinamica équipe di Monasphère (…) chi vuole può vivere in queste oasi contemporanee e approfittare degli scambi fecondi che lo Spirito Santo suggerisce».

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