Non è passato neanche un anno da quando Quarto Oggiaro è finito ultimo nell’elenco dei quartieri ‘migliori’ dell’hinterland milanese ma sembra che in quelle strade, in quelle piazze e in palazzine sempre più deserte non sia cambiato quasi nulla in un degrado che piano piano si sta mangiando ogni angolo cittadino: l’ultimo grido di allarme – forse anche il più forte – arriva da quel don Giovanni Salatino che da sempre si batte e fa il possibile per rendere più abitabile e misura di uomo un’area sempre più lontana dai cittadini.



Tornando un attimo indietro con la mente, non sono passati neanche tanti anni da quando in quel di Quarto Oggiaro si sollevò l’intera popolazione che – organizzata in piccoli Comitati cittadini e guidata dalle famose marce di Pietro Pastorini che accolse sotto le sue ali centinaia e centinaia di giovani per sottrarli dalle strade e delle piazze di spaccio – riuscì con fermezza e decisione a riconquistare strade, piazze e cortili sottraendoli a quei pochi rumorosi che volevano renderli mercati di droga e morte. 



L’appello di don Salatino: “A Quarto Oggiaro serve un’alleanza tra istituzioni e Terzo settore”

E così dalla riqualificazione di Quarto Oggiaro – passata anche da alcuni importanti progetti promossi dal comune di Milano come quello che ha coinvolto Villa Scheibler – torniamo al presente e alle parole di don Salatino che in un lungo post di sfogo (citato dal Corriere) ha denunciato come “l’area pedonale vicino alla mia parrocchia di Santa Lucia si spaccia e consuma droga, si deturpa e si infrange il codice della strada“, il tutto a discapito dei suoi volenterosi collaboratori che ogni mattina devono ripulire tutto “per non cedere al brutto e all’indecenza”. 



Quel che serve a Quarto Oggiaro – continua il coraggioso prete – non sono “eroi” né interventi “dall’altro gestiti da uomini forti”, ma “il coraggio di non arrendersi al degrado, educare ed educare ancora attraverso la bellezza” per arrivare ad una vera e propria “alleanza tra Terzo Settore ed istituzioni” che sappia porre “un confine (..) da rispettare e fa rispettare vincendo il senso di impunità” per evitare che il degrado “avanzi e divori tutti”.