Quentin Tarantino, celebre regista di storiche pellicole come Le Iene, Pulp Fiction, o i più recenti Django Unchained e C’era una volta a Hollywood, ha rilasciato un’intervista per il Sole 24 Ore. È uscito in questi giorni il suo nuovo libro, Cinema Speculation, nel quale ripercorre, meticolosamente, la storia del cinema, dai suoi inizi fino alla modernità. “Era da tredici o forse quindici anni che pensavo di scrivere un libro sul cinema, ma non avevo ancora trovato la mia voce. [Alcuni capitoli] li avevo già buttati giù dieci anni fa”.



Passando ai suoi film Le Iene e Pulp Fiction, Quentin Tarantino parla chiaro, sottolineando che “non voglio intestarmi meriti che non ho”, ma che crede che “questi due film hanno dato il colpo di grazia al cinema esausto degli anni 80 e hanno aperto le porte al nuovo. Gli anni 90 sono stati la continuazione degli anni 70. Le Iene ha aiutato a spalancare le porte a un genere violento e durissimo”, e Quentin Tarantino ricorda che “ci hanno criticato duramente con frecce e colpi bassi”, mentre di contro “David Fincher ha potuto girare Seven” senza problemi.



Quentin Tarantino: “Adoro i film gialli italiani”

“Ho una filosofia di lavoro che applico a tutto”, spiega Quentin Tarantino raccontandosi, “dalla recitazione, alla regia e alla scrittura. La prima pietra si mette decidendo il giorno di inizio, mettiamo sia il martedì, e sarà lo stato d’animo in cui ti trovi martedì a spostare il bilancino. Puoi avere una idea forte, una scena ben in mente o aver preso appunti fantastici, ma il risultato sarà il frutto di come ti senti quel martedì“.

Continuando il suo racconto, Quentin Tarantino ricorda che grande stimolo nella sua vita sono stati i film gialli italiani.”Mi sono subito appassionato e ho stanato un negozio specializzato proprio in film gialli italiani. Ho un debole per Edwige Fenech, ma Barbara Bouchet è al livello di Pam Grier. Quando ho incontrato Pam mi sono inginocchiato, come si fa con i re e le regine”. Mentre, parlando del suo regista preferito Quentin Tarantino non ha nessun dubbio, è Sergio “Lioni”, come lo dice lui parlando in italiano. “È quello che mi ha ispirato di più. Lioni ha preso un filone che tutti ritenevano esaurito e lo ha trasformato fino a farne un genere diverso. C’è un prima e un dopo Lioni. Io non ho lasciato un segno profondo come il suo, ma ho creato la mia idea di giallo“.

Quentin Tarantino sul futuro del cinema

Concludendo, Quentin Tarantino ha risposto ad una domanda su come veda la deriva digitale del cinema, dopo che lui nel 2012 ha fatto uscire Django in pellicola. “Si possono girare anche con una GoPro”, spiega, “ma se non significano niente a che serve? Bisogna fare fatica, che ci piaccia o meno. Negli anni 60, se avevi bisogno di mille comparse, dovevi gestire mille corpi. Magari se eri disperato, aggiungevi un manichino e oggi con il digitale puoi infilare sullo schermo quanta gente ti pare. Io però sono d’accordo con Coppola quando dice che in quegli anni se volevi fare un film straordinario, dovevi girare un film straordinario e basta. E così oggi”.