Quentin Tarantino a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata a Corriere della Sera – Sette. Il celebre regista americano è pronto a lanciare sul mercato mondiale il romanzo “C’era una volta a Hollywood”, edito da La nave di Teseo di Elisabetta Sgarbi, dopo aver realizzato il film con un cast straordinario, basti pensare a Leonardo DiCaprio, Brad Pitt e Margot Robbie.
Dopo aver dedicato ampio spazio al libro, che ci riporta nella Hollywood di fine anni Sessanta e al dramma di Sharon Tate, seppur rivisitato come suo solito, Quentin Tarantino ha parlato della sua famiglia e della sua idea di cinema, ringraziando ancora una volta la moglie Daniel Pick e il figlio: «Mia moglie mi ha aiutato ad organizzarmi uno studio, dove vado a scrivere la mattina, dopo aver fatto colazione con lei e Leo. Poi mangiamo, poi il pisolino, a volte assieme. Poi vedo film, esco in bici… Il libro è il primo frutto maturo di questo nuovo ambiente».
QUENTIN TARANTINO: “SE UN AMICO MI TRADISCE, É FINITA”
Quentin Tarantino ha parlato poi del figlio Leo, rivelando di aver visto per la prima volta un film insieme a lui, “Cattivissimo me 2”: «Scendeva dal divano per andare dai giocattoli e continuava a guardare, da un altro punto della stanza. Camminava intorno al divano e guardava sporgendosi da dietro. Poi, ha smesso, mezz’ora è il limite della sua attenzione, e ho stoppato. Il giorno dopo ho ripreso da dove eravamo arrivati, anzi, un po’ prima; e ancora così il giorno dopo. A puntate». Il regista di Pulp Fiction ha poi parlato della sua famiglia, in particolare del padre Tony Tarantino, che non ha mai conosciuto. Quentin Tarantino ha chiare origini italiane, dettaglio che nessuno ha mai saputo in giovane età, ma qualcosa del Belpaese è nel suo sangue: «Se un amico mi tradisce, è finita. Nessun ritorno, porta chiusa per sempre». Il 58enne ha poi rivelato di non aver conosciuto Kurt Cobain, grande fan de Le Iene, per questione di giorni: «Dovevamo vederci finito Pulp Fiction, ma lui è morto prima».
QUENTIN TARANTINO: “POLITICAMENTE CORRETTO FINIRÀ PRESTO”
Quentin Tarantino è poi tornato sulle accuse rivoltegli da Spike Lee – il regista lo accusò di spettacolarizzare lo schiavismo in “Django Unchained” per l’uso reiterato della parola negro – ricordando che uno scrittore ha il diritto di dire la verità ma non ha il diritto di dire la falsità: «Da bambino giocavo con i miei pupazzi G.I. Joe, creavo scene di film d’azione. Capitava che mia mamma mi sentisse dire “Ho capito, figlio di puttana” o “Bastardo, fatti sotto!”. Mi chiedeva perché usassi quel linguaggio. E io: “Non sono io mamma, è il personaggio!”». Uno dei passaggi più interessanti della lunga intervista rilasciata da Quentin Tarantino a Sette è legato al politicamente corretto, il cineasta ha evidenziato che già gli anni Ottanta furono un periodo nero per il politically correct: «Ora pare che stiamo attraversando gli anni Ottanta 2.0 ma la ruota prima o poi gira dall’altra parte, quindi siccome ora abbiamo gli Ottanta 2.0 arriveranno i Novanta 2.0. Nel 2028 saremo stufi di tutto questo, l’onda farà una bella risacca e si tirerà indietro».