Da zero a quattro, quanto ti vergogni di tuo figlio disabile? Pazienza quattro, ma zero non lo danno più neanche nelle colonie penali. Eppure, l’abbiamo letto, la domanda puntuta è contenuta in un questionario inviato alle famiglie che hanno fatto richiesta del cosiddetto caregiver, ovvero l’accesso a servizi di cui si dovrebbe far carico il Comune di Nettuno, tanto solerte da ficcare il coltello nella piaga di famiglie provate e bisognose di assistenza non come elemosina, ma come diritto. Poi sarà la Regione Lazio a vagliare le reali esigenze e stabilire a chi erogare fondi e servizi.
La Regione Lazio: sì, dove si stanno scannando nello stesso partito per individuare un candidato alle prossime elezioni; dove si discute animatamente se abbattere l’esubero (è un eufemismo) di cinghiali che devastano campagne e bivaccano beatamente davanti ai bidoni stracolmi che costeggiano i marciapiedi della Capitale su cui passeggiano mamme, anziani e bambini. Che litiga e attende, attende sempre e ancora su questo benedetto termovalorizzatore che pure risolverebbe solo in parte, con un po’ di fiato, lo scandalo della monnezza.
La Regione Lazio, il cui presidente, e al suo fianco il sindaco della sua città simbolo, Roma, stesso partito, stavano fianco a fianco in prima fila al gay pride (che non si può più chiamare gay, che è discriminatorio, e io mi perdo con le lettere dell’alfabeto. Pride e basta, insomma).
La Regione dell’inclusività e dei diritti. Di tutti, di tutti i desideri che si trasformano ipso facto in diritti. Meno di chi ha diritti davvero, a non essere escluso, ad essere aiutato, e vorremmo poter usare una parola scomoda, cioè famiglia. Le famiglie che si caricano di ogni incombenza, pure di quelle che spetterebbero ai governi di ogni ordine e grado. Che possono al più indignarsi, e chiedere il ritiro di un questionario vergognoso. Che tuttavia non cambia la sostanza.
Le malattie, le disabilità possiamo nasconderle con la nuova lingua politically correct. Possiamo negarle, fingendo che siamo tutti uguali, così anche chi ha problemi si deve arrangiare. Possiamo trascurarla, perché ci interrogano, a parte l’esborso economico, e inquietano parecchio il nostro tran-tran di efficienza e produzione.
Però la realtà è più grande e forte e provocante di tutti gli sforzi tesi a rendercela comoda. Grazie a Dio. Perché continuiamo a farci prendere in giro da politici che pretendono di plasmarla e usarla ai loro fini?
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