Quincy Jones, dopo settant’anni di attività musicale, è ancora oggi un arrangiatore, direttore d’orchestra, produttore, trombettista e compositore tra i più celebrati di sempre. D’altronde, ha contribuito a rendere immortali le hit di tantissimi artisti di fama internazionale, per citarne due: Frank Sinatra e Michael Jackson. E’ stato proprio con l’album di quest’ultimo, ”Off the Wall” del 1979, che divenne il più potente produttore discografico dell’industria musicale. Con Michael continuò la collaborazione anche per ”Thriller”, l’album più venduto di tutti i tempi, e ”Bad”, che arrivò a 45 milioni di copie vendute.



Oggi Quincy Jones ha raccontato della sua vita e della sua immensa carriera in una intervista per Sette – Corriere della Sera, nella quale ha esordito spiegando come si riconosce un talento: ”Amico mio, è una questione di personalità. Ai miei tempi mi bastava dire ‘Voglio gente che quando canta mi faccia capire chi è dopo 15 secondi‘. Perché i cantanti, quel tipo di identificazione, o ce l’hanno o non ce l’hanno. E io ho lavorato con tutti. Santo cielo, ho lavorato con Billie Holiday a 14 anni”.



Quincy Jones: gli anni del jazz

Aveva 10 anni Jones quando conobbe Ray Charles, da adolescenti formarono un duo e si esibivano nel pomeriggio al Tennis Club di Seattle e la sera in un jazz club. Mentre nel 1951, a 18 anni, intraprese con Lionel Hampton una tournée come suo trombettista, di quell’epoca ricorda: ”Tutto quello che avevo erano 17 dollari… 17 dollari! New York: non c’è scuola migliore, glielo dice uno che ci è rimasto vent’anni. Stessa popolazione di Los Angeles, ma in un decimo dello spazio”. E di quando per protagonista c’era la musica jazz sopra ogni cosa, il produttore ha detto: ”Ho capito prestissimo perché Dio ci ha dato due orecchie ma una sola bocca: voleva che ascoltassimo il doppio e parlassimo la metà”.



Durante la chiacchierata per Sette – Corriere della Sera, Quincy Jones ha anche parlato della sua vita privata e delle difficoltà che ha vissuto senza una figura materna al suo fianco, sua madre fu internata in un ospedale psichiatrico per demenza precoce quando era piccolo: ”Da quando avevo 7 anni non ho mai avuto una mamma, e da allora non ho fatto altro che cercare di trovarne una. Non sono mai stato in terapia, ma una cosa come la demenza precoce è tosta. Quando siamo andati a trovarla in quella struttura la prima volta c’era una tipa, in piedi su una sedia, che teneva in mano una zuppiera piena di feci”. La madre, inoltre, gli ostacolò spesso la carriera perché ”per lei il jazz era roba del demonio”.

Quincy Jones: “C’era tanto razzismo”

Quando Quincy Jones si è affermato in campo musicale è arrivato anche Hollywood negli anni Sessanta come compositore per un film: ”Mi hanno chiamato, nel 1965, per fare Mirage con Gregory Peck. Avevo messo il mio abito preferito, e il produttore era venuto alla Universal per vedermi. Lì lui è andato in panico totale: si blocca, poi fa dietrofront e va a dire a Joe Gershensom ‘Ma non mi avevi detto che Quincy Jones è un negro‘. Non prendevano compositori neri per i film. C’era tanto, ma tanto razzismo”. Arrivò pero a realizzare la colonna sonora de ”Il colore viola” di Steven Spielberg e ad essere candidato per diversi Grammy Awards.

Siamo nel 2021 e Jones ha da poco compiuto 88 anni, vive nella sua villa di Bel Air e per il futuro progetta un libro sulla sua vecchiaia: ”Sono stufo di vedere tutte quelle inesattezze e imprecisioni nelle informazioni che trovo su Internet. Mi manda fuori di testa. Oggi ho 88 anni ma mi sento come se ne avessi 37. Un tempo non facevo altro che bermi vodka e succo di acai, ma poi ho chiuso con l’alcol e sono dimagrito 28 chili”.