Il giornalista Domenico Quirico ha commentato su La Stampa la resistenza in Afghanistan e il ruolo di Massoud Junior contro i talebani: “Per inventare una resistenza non basta uno che ha la faccia da guerrigliero fashion, da partigiano alla Vanity Fair. Ci vorrebbe lui, Ahmad Shah Massoud, quello che i seguaci adoranti chiamavano «amer sahib», il comandante signore, che scese in guerra con 25 seguaci, 17 vecchi fucili e 30 dollari in contanti e in tempi di pusillanimità sfidò i due grandi totalitarismi del secolo. Un gigante”. Secondo Quirico, il figlio di Massoud “tenta volenterosamente di copiarne la capigliatura e i gesti, ma non basta sistemarsi in testa il pakol e indossare cerimoniosamente un mantello per diventare guerrigliero”.
Sul ruolo di americani ed europei, Domenico Quirico ha scritto che “non aspettano altro che riprendere le trattative con i diavoli islamisti. Lo chiameremo realismo; o necessità di non far pagare alla popolazione le colpe dei furori taleban; o astuzia per tener a bada gli altri imperialismi russo cinese turco. E c’è la guerra all’Isis locale…se la brutalità taleban ci desse una mano?”.
DOMENICO QUIRICO: “MASSOUD IN FONDO ERA UN IMPICCIO”
Domenico Quirico ha aggiunto sulla figura di Massoud che “in fondo l’aspirante leoncino del Panshir era un impiccio, le sue promesse di resistenza fino alla morte (ma forse non ci credeva neppure lui) suonavano come una accusa implicita alla nostra fuga”, mentre “la leggenda di Massoud negli Anni 80 del secolo scorso fu una perfetta operazione di comunicazione dei francesi, a cui il signore feudale vendeva i diamanti del Panshir. Ci voleva un eroe, lui ne aveva la stoffa. Lo scelsero, per di più parlava un po’ il francese”.
“Se Massoud, quello vero, fosse ancora vivo i taleban avrebbero rivinto? – si chiede Domenico Quirico – Il carisma che mobilitava i suoi seguaci in modo formidabile aveva elementi di pericolosa ambiguità, serviva ai suoi combattenti anche per aggirare e disobbedire alle regole di uno Stato centrale che fosse costruito sulla eguaglianza e non sulle appartenenze e le scorciatoie tribali. Senza di lui il carisma ad personam, autoreferenziale, infatti, non ha retto, il suo movimento è affondato nella corruzione, le lotte interne, l’isolamento etnico. I Massoud, quello forte e quello debole, sono soltanto dei signori della guerra”.