CONSULTA STOPPA PARLAMENTARI NO VAX DELLE ISOLE

La Corte Costituzionale ha bocciato il ricorso dei 5 parlamentari no vax residenti nelle Isole in vista del voto per il Quirinale: secondo la Consulta, intervenuta dopo ricorso d’urgenza, non è il Decreto Covid che regola il Super Green Pass a «violare le prerogative dei parlamentari che vivono in Sicilia e Sardegna».



Con un provvedimento presentato in Consulta lo scorso 17 gennaio, i parlamentari capeggiati dal deputato di Alternativa C’è, Pino Cabras, chiedevano l’intervento per disporre «conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato alla Corte costituzionale». La richiesta era quella di sospensione cautelare dell’obbligo di Super Green Pass sui mezzi di trasporti (dal 10 gennnaio), nel qual caso i traghetti o gli aerei, per raggiungere dalle isole la città di Roma. Con un comunicato diffuso dall’Ufficio Comunicazione e Stampa della Consulta viene esplicitato quanto il presunto conflitto di interessi sia in realtà «inammissibile». Secondo i ricorrenti no vax, l’obbligo di Green Pass rafforzato sui trasporti pubblici «lede le prerogative del Parlamento in vista del voto sul Presidente della Repubblica»; i giudici della Corte Costituzionale si sono però espressi in netto contrasto al ricorso presentato. La disposizione oggetto del conflitto, spiega la Consulta riferendosi al Decreto Covid, impone che «l’accesso ai mezzi di trasporto pubblico sia subordinato al possesso del cosiddetto super green pass, e quindi alla condizione di aver completato il ciclo vaccinale o di essere completamente guariti dal COVID-19». Ebbene, i ricorrenti ritengono che tale misura impedisca loro di partecipare ai lavori per l’elezione del Quirinale e in generale tutti i lavori parlamentari.



QUIRINALE & COVID: LA RICHIESTA DELLA CAMERA

«La Corte ha ritenuto che non vi sia alcuna manifesta violazione delle prerogative costituzionali dei parlamentari. La disposizione oggetto del conflitto regola infatti le condizioni di accesso al trasporto pubblico valide per l’intera collettività e non riguarda attribuzioni specifiche di deputati o senatori, incise in via fattuale e di riflesso; attribuzioni il cui esercizio deve essere garantito dai competenti organi delle Camere, nel rispetto della legislazione vigente», conclude la nota della Corte Costituzionale. All’ANSA aveva già anticipato la problematica in questione Cristina Fasone Costituzionalista e docente all’Universita’ LUISS di Roma: «Il primo dubbio che abbiamo come costituzionalisti e’ quello del diritto di partecipare al voto da parte di delegati regionali e parlamentari – spiega la professoressa – non sapremo a chi vantaggio o svantaggio andrà il contagio. Senza contare i parlamentari o delegati regionali che vengono dalle isole. Per accedere a Montecitorio tra l’altro basta il green pass semplice per i grandi elettori che verranno dalle isole pero’ c’e’ bisogno del super green pass. Chi non lo ha non potra’ esprimere il suo voto». Anche per questo in molti avevano richiesto, tra gli addetti ai lavori, la possibilità del voto a distanza: la commissione convocata dal Presidente della Camera Roberto Fico ha invece escluso tale opzione, così come aveva in un primo momento impedito ai grandi elettori positivi al Covid di poter partecipare al voto per il nuovo Presidente della Repubblica. Su questo punto però l’assemblea di Montecitorio oggi ha approvato un duplice ordine del giorno (FI e FdI) che impone al Governo di disporre qualsiasi strumento o modalità per poter fare votare chiunque, positivo al Covid o in semplice quarantena per isolamento. «Il governo dovrà garantire ogni forma di collaborazione per permettere a tutti i 1.009 delegati di partecipare al voto, in raccordo con le altre istituzioni, il Presidente della Camera dei deputati e il Presidente del Senato della Repubblica, rimuovendo ogni forma di impedimento, se del caso anche attraverso un intervento di carattere normativo», si legge nell’ordine del giorno approvato in maggioranza. Resta ora da capire se la questione sollevata dai parlamentari no vax delle Isole possa rientrare in quel “rimuovere ogni forma di impedimento” approvato dalla Camera: il primo voto sarà il 24 gennaio, dunque c’è ancora un breve margine di tempo per intervenire.

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