«Penso che molti italiani, me compreso, avrebbero piacere che Draghi continuasse a svolgere il ruolo di presidente del Consiglio di garanzia, in Italia e in Europa, perché ci sono ancora tante cose da fare in questi mesi che ci accompagnano alla fine della legislatura»: a dirlo è Matteo Salvini, intervistato da Bruno Vespa a “Porta a Porta”. La preoccupazione del leader della Lega in vista del voto al Quirinale al via tra due settimane, è che «se togli il tassello più importante di questo governo non so come ne usciremmo»; tradotto, una possibile crisi irreversibile per il Governo che difficilmente potrebbe avere esiti diverse dal voto anticipato.



In merito alle varie trame anche interne al Centrodestra, il nome di Silvio Berlusconi rappresenta per Salvini e Meloni un “banco di prova” importante sulla tenuta della coalizione anche dopo le Elezioni per il Quirinale: «Berlusconi ha fatto tre volte il presidente del Consiglio, è internazionalmente conosciuto e riconosciuto ed è stato eletto per guidare questo Paese più di una volta. Quindi penso che nessuno da sinistra possa mettere dei veti a priori». Non è netto però l’appoggio di Salvini all’alleato di Forza Italia, sebbene l’ex Ministro leghista spieghi nella “terza camera” (Porta a Porta) «bisogna aspettare che lui dica qualcosa e sciolga le riserve. Ha creato il centrodestra e per riconoscenza e stima politica, oltre che per affetto personale, ha tutto il titolo e il merito di proporsi e il centrodestra sarà unito e compatto».



BERLUSCONI-DRAGHI, LA CORSA AL COLLE ENTRA NEL VIVO

Dopo l’intervista di Enrico Letta a “Repubblica” dove di fatto poneva “veti” sui capi partito come potenziali candidabili alla Presidenza della Repubblica, è ancora Salvini a contestare il metodo lanciato dal segretario Dem: «Come promesso, da responsabile della Lega, del centrodestra, ho già chiamato tutti i segretari di partito: mi piacerebbe che tutti si sedessero attorno a un tavolo per dare una scelta veloce e di alto profilo. Quello che non accetto sono veti. Sbaglia Letta che dice se c’è tizio non mi siedo. Ragioniamoci: il Pd in passato propose Prodi, elesse Napolitano, Mattarella. Hanno svolto egregiamente il loro ruolo. Io penso che altrettanto egregiamente l’area liberale, moderata, sovranista, identitaria, possa esprimere la stessa scelta». È prevista per la serata di oggi la riunione a Roma tra Silvio Berlusconi e i capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, rispettivamente Paolo Barelli e Anna Maria Bernini: l’incontro, come ovvio che sia, vedrà al centro l’elezione del prossimo Capo dello Stato. La partita per il Cav è dura, per lo meno altrettanto a quella che vede Mario Draghi come potenziale successore di Sergio Mattarella: il suo non smentire ieri in conferenza stampa la possibilità di salire al Colle ha ulteriormente complicato gli scenari nella già fibrillante maggioranza di Governo. Saranno i tavoli invocati per la prossima settimana tra i principali leader, con ogni probabilità, a definire se non proprio l’esito, quantomeno l’iter da seguire per le votazioni sul Quirinale al via il 24 gennaio.

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