QUOTA 100 E MANOVRA: I REBUS PER IL NUOVO GOVERNO

In un lungo intervento sul nostro quotidiano, Giuliano Cazzola “avvisa” il Governo Pd-M5s che sta per nascere in merito ai tempi e i provvedimenti da attuare sul delicato tema della riforma pensioni: «necessario che il nuovo governo (se riuscirà a nascere e se sarà vitale) immagini – magari attraverso un confronto con i sindacati – delle vie d’uscita sul piano normativo e si accinga a valutare come gli interventi in tema di pensioni possono essere collocati nel contesto di una manovra per il 2020 che già si sta trascinando una palla al piede di 23 miliardi di incremento dell’Iva, già in vigore dal prossimo 1° gennaio, nonostante che tutti i partiti la presentino come un disastro per l’economia e una sciagura per le famiglie. Per farla breve, la nuova maggioranza politica farebbe volentieri un dispetto alla Lega, grande sponsor di quota 100, ma in materia di pensioni è bene essere prudenti». Secondo Cazzola la proposta, pur interessante di Alberto Brambilla (Itinerari previdenziali) di stabilizzare a 42 anni e 10 mesi (e un anno in meno per le donne) il pensionamento ordinario di anzianità, vanificherebbe l’importante ’innalzamento da 62 a 64 anni, del requisito anagrafico: «le generazioni di baby boomers pensionande, specie gli uomini, sarebbero in grado di far valere questo requisito contributivo ben prima di aver raggiunto 64 anni (per giunta indicizzati) di età. Questo tipo di pensionamento continuerebbe a consentire, per un lungo arco temporale, l’esodo di coorti poco più che sessantenni, entrate presto nel mercato del lavoro».



PENSIONI, DA QUOTA 100 A… 102?

Per Quota 100 arriverà uno stop anticipato con la nascita del governo M5s-Pd? Lo strumento voluto dalla Lega nel contratto del governo uscente, condiviso dal Movimento 5 Stelle, potrebbe essere ridimensionato. Si parla di una scadenza prevista nel 2021 che potrebbe essere anticipata di un anno. Secondo il Sole 24 Ore, potrebbe essere trasformata in una sorta di Quota 102, con l’innalzamento a 64 anni (da 62) dell’età minima, quindi con gli anni di contributi invariati. Non è neppure esclusa l’ipotesi di un abbassamento a 36 anni. Un’altra opzione è la reintroduzione dell’aspettativa di vita. Il nodo resta sullo sfondo perché su Quota 100 non ci sono riferimenti tra i 26 punti del programma del nuovo governo e ancora in nessuno dei documenti programmatici. Sul destino del provvedimento però starebbero già lavorando i “tecnici” del Pd e di M5s. Ma il nuovo governo dovrà lavorare anche sui giovani in chiave previdenza. (agg. di Silvana Palazzo)



PENSIONI, IL NODO DELL’ASPETTATIVA DI VITA

Uno dei nodi che l’imminente Governo Pd-M5s dovrà affrontare sul tema pensioni è certamente quello dell’aspettativa di vita: non sono pochi i retroscena su Sole 24 ore e non solo che riflettono sulla possibilità che il nuovo Governo possa metter mano alla riforma Quota 100 proprio sul fronte dell’innalzamento dell’età di “aspettativa”. Gli esperti “giallorossi” starebbero infatti considerando la reintroduzione dell’aspettativa di vita come criterio per tutti coloro che scelgono la pensione anticipata, dunque compresi tutti quelli aderenti in futuro alla Quota 100. Lo strumento era stato cancellato dalla Lega nel “Decretone” ma secondo il quotidiano economico milanese proprio con il Conte-bis potrebbe tornare di “moda”: l’unica eccezione, sottolinea il focus di Money.it, potrebbe essere fatta per coloro che svolgono lavori usuranti e gravosi. Da qui potrebbero allargarsi altre finestre annuali di uscita rispetto a quanto previsto, quel concetto di “Finestra 100” già prospettato da Damiano questa mattina.



PIANO PD PER IL TAGLIO PENSIONI

Nei 26 punti presentati oggi nella bozza di programma Pd-M5s non risulta un piano dedicato specifico alla riforma delle pensioni, ma nei primi provvedimenti che il nuovo Ministro del Lavoro “giallorosso” dovrà effettuare c’è certamente il ripensare/aggiornare/cancellare la riforma di Quota 100. Secondo Repubblica, il Partito Democratico starebbe pensando ad una modifica che non sia abolizione della legge approvata dalla Lega (come confermato anche dall’ex Ministro Damiano questa mattina, ndr). «Uno stop improvviso creerebbe gravi disparità tra lavoratori in condizioni simili, e potrebbe persino generare situazioni analoghe a quelle degli esodati», riporta il quotidiano diretto da Carlo Verdelli. Allora l’ipotesi più credibile è dunque quella di stoppare la riforma tra un anno, come spiega Marco Leonardi, ex consulente del Governo Gentiloni «i destinatari di Quota 100 godono di un beneficio di circa 40mila euro, molto consistente. Certo non si può pensare di revocare la misura a chi ha già acquisito il diritto, anche se non l’ha ancora esercitato, o a chi ha già stipulato patti con l’azienda, ma pensare a una conclusione anticipata della misura significherebbe reperire 4 miliardi intervenendo su una platea molto ridotta, non più di 100-150 mila persone, a fronte di un intervento sull’Iva che, per quanto selettivo, sarebbe comunque regressivo, e colpirebbe fino a 40 milioni di persone».

QUOTA 100 E LE MODIFICHE ALLA RIFORMA PENSIONI

Un lungo e ampio intervento sulla Quota 100 – e su tutti i rischi che la riforma pensioni percorre nell’imminente nascita del Governo Conte-bis – è stato condotto dall’ex Ministro del Lavoro Cesare Damiano: l’interessante intervista concessa al portale Pensionipertutti.it prova a far luce sulle tanti voci acquisite in questi giorni di crisi di Governo sul tema fondamentale delle pensioni e del rilancio/cancellazione della riforma di Quota 100 approvata solo nella scorsa primavera. Per Damiano, il Premier Conte fa bene a parlare di programma unico e non più di “contratto”, «Se di contenuti vogliamo parlare, allora facciamolo con i dovuti approfondimenti, anche in campo previdenziale. Il nostro scopo, non é come strumentalmente dice Salvini, tornare alla Fornero, ma caso mai, sulle pensioni, è quello di voler fare meglio». Secondo Damiano e lo dice chiaramente, «al di là dei suoi difetti, Quota 100 non va eliminata e dovrebbe essere portata alla sua naturale scadenza».

DAMIANO SU RIFORMA PENSIONI: «CHIAMIAMOLA “FINESTRA 100”»

L’ex Ministro del lavoro e attuale esponente di spicco del Partito Democratico rilancia poi sull’eventuale “nome” da dare alla nuova riforma pensioni tutta da modificare rispetto a quella adottata da Lega e M5s: «Quota 100, ad esempio, sarebbe preferibile chiamarla ‘’Finestra 100’’, perché il numero dei contributi richiesti per potervi accedere, cioè 38 anni, è fisso (cioè non scende se uno ha più di 62 anni di età, quella minima prevista per accedere alla Quota). Quindi se i 38 anni di contributi necessari li raggiungi solo a 63 anni, la Quota diventa 101 e via andando. A mio avviso, al di là dei suoi difetti, Quota 100 non va eliminata e dovrebbe essere portata alla sua naturale scadenza». Spiegandolo sempre a Pensionipertutti.it, l’ex senatore conclude «la quota 100 non è una misura strutturale, in quanto sperimentale e riservata ad una platea, tutto sommato, ristretta e con talune peculiarità».