Le quote rosa e verdi imposte dal PNNR, stanno penalizzando interi settori economici. Le imprese che non rispettano i requisiti non possono partecipare ai bandi pubblici e disertano la maggior parte delle gare. Secondo un’analisi effettuatta dal quotidiano ItaliaOggi, la legge nata per favorire l’occupabilità delle donne si sta in realtà rivelando controproducente. Le gare per i pubblici appalti, prevedono secondo l’articolo 47, comma 4: che in caso di aggiudicazione, venga riservata l’assunzione ad almeno il 30% di personale femminile e giovanile. Questo per favorire le pari opportunità in ambito lavorativo, ma alcuni settori, in primis quello dell’edilizia ne risultano pesantemente danneggiati.
Secondo gli imprenditori infatti non sarebbe possibile attuare la norma in quanto il personale richiesto non sarebbe disponibile. Le associazioni dei costruttori avevano già fatto presente il problema tramite diversi comunicati, ignorati però dalle istuzioni che si limitano nella maggior parte dei casi ad applicare i nuovi regolamenti. L’impossibilità di assumere una tale percentuale di manodopera femminile si traduce nel timore delle imprese di vedersi applicare sostanziose penali. Per questo la decisione viene presa prima della partecipazione agli appalti, rinunciando a gare anche di importo molto rilevante.
Quote rosa in edilizia: la soluzione è nella legge
Nell’esporre il problema ci si chiede anche quali potrebbero essere le possibili soluzioni. Secondo ItaliaOggi, nonostante l’applicazione indistinta e frenetica delle nuove norme legislative sulle assunzioni dettate dal PNNR, ci potrebbe essere uno spiraglio proprio all’interno del testo della legge. Nel comma 7 infatti viene specificato che, limitatamente ad alcuni settori, vi è la possibilità di derogare la norma sulle assunzioni.
Tenendo conto appunto dello storico scarso tasso di impiego di personale femminile differenziato in base alle attività. Prendendo in esame l’edilizia, è evidente che, per le mansioni svolte, la componente donne è nettamente inferiore sia come occupabilità che come disponibilità. Con solo il 9,6% di personale femminile rispetto al resto dei lavoratori, è tra gli ambiti con più disparità. Nel contempo è tra i settori che più guadagnano grazie alla partecipazione in appalti pubblici. Per questo anche il Ministero delle infrastrutture, ha predisposto la possibilità di ricorso alla deroga. Quando consultando le statistiche ISTAT, si verifichi una situazione di tali disparità occupazionale.