Il cantante R. Kelly è a processo di fronte al Tribunale federale di Brooklyn per estorsione, sfruttamento e abusi sessuali su minori, rapimento e corruzione per un periodo che va dal 1994 al 2018. La voce di “I believe I can fly” rischia oltre dieci anni di carcere.
Già nel 2019 (ed ancora prima nel 2002) nei confronti del tre volte vincitore dei Grammy award era stata disposta la misura cautelare di arresto per i medesimi capi di accusa, ma era riuscito ad ottenere la libertà vigilata in cambio di una cauzione di 100 mila dollari. Il cinquantaquattrenne continua a dichiararsi innocente, ma secondo l’accusa sarebbe stato proprio lui il capo – nonché primo ed unico cliente – di una rete che reclutava e preparare giovani vittime a prostituirsi. I rapporti sessuali sarebbero avvenuti, in particolare, nel corso delle sue tournée all’interno di stanze di albergo di lusso, dove le minorenni venivano rinchiuse.
R. Kelly a processo per abusi su minori: le accuse
Il pm Maria Cruz Melendez, in apertura del processo per abusi su minori, ha definito R. Kelly un “predatore sessuale”, descrivendo inoltre l’organizzazione di cui si sarebbe servito per anni. “Un uomo che per decenni ha usato la sua fama , la sua popolarità e una rete di persone a sua disposizione per prendere di mira, preparare e sfruttare giovani ragazze e donne per soddisfare i suoi desideri sessuali”, ha detto all’udienza. L’imputato, in base ai dettagli trapelati dalle indagini, era solito abusare delle vittime chiedendo loro di «tenere la testa bassa» e di chiamarlo «daddy» (papà).
Il rapper americano, noto soprattutto per la hit “I believe I can fly”, è apparso questa mattina nell’aula del Tribunale federale di Brooklyn in silenzio. Una giuria di sette uomini e cinque donne sarà chiamata a dare il proprio parere in merito alla colpevolezza del cinquantaquattrenne. Se le accuse dovessero essere confermate, per quest’ultimo si aprirebbero nuovamente le porte del carcere per almeno dieci lunghi anni.