EMIRATI ARABI UNITI, LA MORTE DEL RABBINO ISRAELIANO SCOMPARSO DA GIOVEDÌ. ABU DHABI ARRESTA I TRE KILLER
Mentre nel 415esimo giorno di guerra in Medio Oriente proseguono i raid in Libano e su Gaza, diventa un caso politico non da poco la morte del rabbino Zvi Kogan, scomparso giovedì negli Emirati Arabi Uniti a pochi chilometri da Dubai: il suo corpo senza vita è stato trovato questa mattina ad Al Ain sempre negli Emirati mentre le autorità di Abu Dhabi hanno annunciato già in serata di aver arrestato i tre presunti responsabili dell’omicidio brutale. La morte del rabbino viene ritenuta da Israele un attacco terroristico antisemita, compiuto forse da mercenari reclutati dall’Iran per aggredire ed uccidere il giovane religioso ebraico di origini moldave.
Nel 2020 la normalizzazione dei rapporti tra Israele ed Emirati aveva portato il rabbino Kogan nel Paese sunnita, tra l’altro imparentato con il rabbino Gavriel Holtzberg (informa l’ANSA) a sua volta ucciso in un attentato alla Nariman Chabad House di Mumbai nel 2008. È ancora tutto a chiarire la vicenda su Kogan ma resta la sensazione di un brutale assassinio compiuto in un’area in realtà non così ostile ad Israele, in quanto anche gli Emirati profondi rivali dell’Iran nel complicato assetto geopolitico in Medio Oriente. Dopo la morte però del rabbino, il Consiglio per la sicurezza nazionale dello Stato di Israele ha sconsigliato i viaggi verso gli Emirati, facendo calare un’ulteriore “coltre” di crisi diplomatica con un altro Paese del Golfo arabo, fino ad ora non intervenuto direttamente nella difesa della causa palestinese (come fatto invece dai nemici storici di Israele legati al regime di Teheran).
LA REAZIONE DI ISRAELE E GLI SCENARI NELLA GUERRA IN MEDIO ORIENTE
L’uccisione del rabbino Kogan è un «vile attacco antisemita», denuncia il presidente di Israele, Isaac Herzog, in una nota sui social, «ci ricorda l’inumanità dei nemici del popolo ebraico». Nei giorni in cui il Paese ebraico è sotto scacco politicamente per la decisione della Corte Penale Internazionale di spiccare mandati di arresto internazionale per il Premier Bibi Netanyahu, il “caso Zvir Kogan” rischia di aggiungere ulteriore benzina sul fuoco già divampato da mesi in Medio Oriente.
«Non ci impedirà di continuare a far crescere la comunità fiorente negli Emirati Arabi Uniti o altrove», ribadisce Herzog ringraziando il governo degli Emirati per aver provveduto molto rapidamente alla cattura dei tre killer presunti. Secondo Netanyahu vi sarebbe una precisa regia dietro l’attentato, con Israele che farà «piena giustizia sui mandanti dell’omicidio, «La ». Le relazioni di pace insomma con Abu Dhabi non si fermano, confermato dallo stesso Premier, ma è la tensione e ostilità a livello regionale che rischia di non lasciare sicuri i cittadini israeliani al di fuori dello Stato ebraico.
I raid su Beirut da un lato, le risposte di Hezbollah e Hamas dall’altro, con l’attesa della “dottrina Trump” in arrivo da gennaio e con un colloquio delicato sul nucleare in arrivo la prossima settimana tra Francia, Germania e UK con i rappresentanti dell’Iran: gli scenari della guerra in Medio Oriente sono tutt’altro che “semplici” da interpretare. La tregua su Gaza è sempre più lontana e i continui attacchi alla base Unifil in Libano – gli ultimi di marca palestinese-Hezbollah – rendono anche per le Nazioni Unite un continuo fallimento del tentativo di porre negoziati di pace all’orizzonte.