“Una mamma contro G.W. Bush”, il film al cinema
Della vicenda legata all’ingiusta detenzione del turco Murat Kurnaz se n’è parlato poco in Italia, eppure fu una vicenda ampia e complessa, che arrivò fino al punto in cui sua madre sfidò Bush nel più alto tribunale americano. Lei si chiama Rabiye Kurnaz, e dal primo dicembre nelle sale italiane è iniziata la distribuzione del film dramedy “Una mamma contro G.W Bush“, diretto dal registra tedesco Andreas Dresen e che ripercorre, in chiave comica, proprio la vicenda legata al giovane turco incarcerato ingiustamente a Guantanamo.
Il film racconta proprio la battaglia legale della madre di Murat, Rabiye, contro il presidente Bush, per difendere i diritti umani del ragazzo. Infatti, come avrebbe poi concluso un tribunale 5 anni dopo l’arresto del ragazzo che aveva 19 anni, non vi era nessuna prova a suo carico. Lui, inoltre, in un libro ed in numerose interviste ha raccontato gli anni di prigionia in quello che è umanamente considerato uno dei carceri più duri e ingiusti, la famigerata Guantanamo Bay. Il film ha ottenuto il patrocinio di Amnesty International e fino a questo momento ha vinto due Orsi d’argento al Festival del cinema di Berlino.
La storia della madre che sfidò Bush: cosa successe a Murat Kurnaz?
La vicenda reale da cui prende spunto il film sulla madre che sfidò Bush, risale al periodo più buio della storia americana, gli ultimi mesi del 2001. Facendo un passo indietro, però, Murat Kurnaz era di origini turche, ma aveva sempre vissuto in Germania. Attorno ai 18/19 anni iniziò ad interresarsi sempre di più all’Islam, iniziando a farsi crescere una lunga barba e a frequentare la moschea della città di Brema. Nell’ottobre del 2001 si trasferì in Pakistan, dove attirò le attenzioni internazionali, con gli USA che videro in lui un sospettato di terrorismo.
Da quel momento iniziò la vicenda della madre che avrebbe portato Bush in tribunale. Una volta appresa della sua detenzione, infatti, Rabiye, inizialmente si diede per vinta, convinta che l’iter legislativo avrebbe assicurato la libertà di suo figlio, ma si sbagliava, e lo capì molto presto. Trasferito a Guantanamo Bay all’inizio del 2002, per Murat sarebbe iniziato un calvario lungo almeno 5 anni. Fu una vera e propria “prova di pazienza”, come l’avrebbe definita anni dopo l’avvocato della famiglia Kurnaz, che li portò anche vicinissimi al traguardo, salvo poi scoprire all’ultimo che nel rilascio ci fu uno scambio d’identità. Si arrivò fino alla Corte Suprema di Washington, dove la madre fronteggiò George W. Bush, ma per il rilascio di Kunaz bisognerà ancora attendere qualche anno (dal 2004 al 2006), quando poté finalmente rientrare in Germania.