Rachele Bastreghi, per vent’anni voce, corista, co-autrice e musicista dei Baustelle, ha lasciato momentaneamente la band e ora ha pubblicato il suo primo disco da solista, dal titolo “Psychodonna“. Un’analisi femminile introspettiva, un viaggio nel buio alla ricerca del sole. Il sound dei brani mescola il pop con l’elettronica con il synth ma anche con strumenti classici come i clavicembali e i pianoforti. All’interno sono presenti tante collaborazioni, da Colapesce a Fabio Rondanini, da Marco Carusino a Roberto Dellera. E poi anche con Meg, Silvia Calderoni e Chiara Mastroianni. Con questo album la cantante invita in particolar modo le colleghe a ritrovare la propria identità e a un “risveglio” di fronte a un imprigionamento generale.
Rachele Bastreghi pubblicò un Ep chiamato “Marie” che le aveva permesso di provare l’effetto di un progetto da sola, ma è con “Psychodonna” che fa il primo vero passo da solista. Con i Baustelle in pausa, lei ha potuto mettere tutta se stessa in queste canzoni e ne è uscito un album intenso e complesso, ricco di sfaccettature e che si distingue dalla gran parte delle sonorità che si ascoltano oggi: ”Il lavoro mi ha portato via quasi due anni e mezzo ma ci è voluta un’esperienza vitale per arrivare sul punto di volerlo fare, di farlo in modo consapevole e cosciente, di avere una visione del suono. Di avere una coscienza di quale doveva essere la direzione e cosa volevo esprimere. E anche cosa volevo dire a me stessa ”.
Le parole di Rachele Bastreghi sul disco ”Psychodonna”
Presentando il suo progetto discografico, Rachele Bastreghi ha specificato di averlo in mente da tre anni, dall’ultimo tour dei Baustelle: ”Avevo bisogno di giocare, uscire dalla mia comfort zone, mettermi in gioco con una buona dose di rischio. Avevo cose che dentro scalpitavano da un po’. Più che altro mi sono aperta per abbandonarmi senza mille stratagemmi, lontana da paure e pregiudizi”. L’idea era proprio quella di intraprendere un processo naturale sia personale che artistico, per poter mettere i puntini sulle i come una vera e propria terapia. Tutto ciò senza maschere o trappole, assolutamente in modo istintivo.
La psychodonna che dà il titolo all’album è quella donna che tira fuori tutti i suoi contrasti e non teme di mostrarli: il bianco e il nero, i pregi e i difetti, le salite e le discese. E’ praticamente un’anima che si mette a nudo e che cerca un equilibrio, ma si vuole accettare e trovare un po’ di pace. Parlando della band, la Bastreghi ha speso solo belle parole e ha precisato che i rapporti tra loro vanno bene e che tutti si sono presi le proprie pause: ”Alla fine di queste ci ritroveremo più maturi e pieni di cose. Ci vogliamo bene a distanza e ci ritroveremo. Per ora mi godo questa mia rinascita”.
In ”Psychodonna” di Rachele Bastreghi c’è anche una cover di Anna Oxa
Tra le canzoni contenute nel disco c’è “Fatelo con me“, storica canzone del 1978 di Anna Oxa. Sulla scelta di inserirla, Rachele Bastreghi ha detto: ”Lei aveva solo 18 anni e il suo modo di cantare liberatorio per me è stato illuminante, dopo tanti anni”. Ha inoltre continuato dicendo di essersi ritrovata in quelle magnifiche parole di Ivano Fossati: ”Mi sono rivista ragazzina sognante e desiderosa dei concerti e con grandi idee. Volevo fare musica sin da allora, ho aspettato. E’ successo”.
Un’altra canzone importante dell’album è “Lei“. Brano autobiografico che racconta l’amore verso il mondo notturno e solitario: ”La notte è il momento in cui tutto è possibile, ci si spoglia delle paure e si sogna. Preferisco il silenzio della notte alla fatica del competere, sgomitare, urlare. E’ una attitudine che ho sin da ragazzina”. E poi c’è anche il pezzo “Not for me“, dove tra le cose che non rientrano nella sua vita c’è l’indifferenza e l’omofobia. Proprio su questo tema Rachele riconosce quanto purtroppo ancora viviamo nel Medioevo: ”Non sono una politica e non voglio fare la politica, sia chiaro. Ormai si fa fatica a essere se stessi e ad essere accettati ed è per questo che al mattino mi sveglio con l’ansia”. L’importante per l’artista è che ci sia la musica che mandi un messaggio, perché ”la musica non va mangiata ma va ascoltata”.