Rachele Guidi è stata la moglie di Benito Mussolini. Nata a Predappio da una famiglia di umilissime origini, era l’ultima di cinque sorelle. I genitori, Agostino Guidi e Anna Lombardi, erano contadini. Frequentò solamente le scuole elementari, dove incontrò per la prima volta Benito Mussolini, maestro elementare, che a volte sostituiva la madre, Rosa Maltoni. All’età di otto anni il padre morì e per la famiglia cominciò un difficilissimo periodo di miseria. Insieme alla madre, Rachele si trasferì a Forlì, dove iniziò a lavorare presso alcune ricche famiglie.
Nel 1905 il padre di Benito, Alessandro, rimasto anche lui vedovo, aprì un’osteria a Forlì insieme alla madre di Rachele: tra i due cominciò una relazione. Nel frattempo Benito, tornato dalla Svizzera, sì trasferì a Forlì presso il padre, incontrando di nuovo Rachele. Tra loro ci fu il classico colpo di fulmine, tanto che decisero di sposarsi seppur contro il volere della famiglia. Nel 1909, Benito minacciò i due con una rivoltella, dicendo loro che se non avessero acconsentito al loro matrimonio, si sarebbe ucciso e avrebbe ucciso allo stesso modo Rachele.
Rachele Guidi e Mussolini, una vita insieme
Iniziò così una relazione tra Mussolini e Rachele Guidi. I due, fin dal gennaio 1910, andarono a vivere insieme a Forlì, avendo una figlia prima del matrimonio. Edda, che secondo la legislazione era illegittima, fu registrata come figlia di Benito e di madre ignota. I due si sposarono con rito civile il 16 dicembre 1915, quando lui era ricoverato presso l’ospedale di Treviglio come ferito di guerra. Il rito religioso arrivò dopo dieci anni, il 28 dicembre 1925, quando era ormai a capo dell’Italia fascista. Insieme, i due ebbero cinque figli: dopo Edda nacquero Vittorio, Bruno, Romano e Anna Maria.
Rachele è stata descritta dagli storici come una donna dal comportamento severo e autoritario nei confronti dei figli e non solamente. Durante il processo di Verona non accettò nessun tipo di clemenza nei confronti di Galeazzo Ciano, suo genero, tanto che la figlia Edda arrivò a definirla “il vero dittatore di casa”. Dopo la fine della guerra e del ventennio fascista, Rachele Guidi e i figli Romano e Anna Maria furono mandati al confino a Forlì; qui rimasero fino al 1957.