Ha sottoposto il figlio al test di paternità perché le dicevano che il padre è un politico molto influente di Fratelli d’Italia. Lo denuncia Rachele Silvestri, deputata ex M5s ora in FdI, in una lettera al Corriere della Sera in cui spiega che la prova del dna è servita contro tale calunnia. La politica sostiene di essere stata «costretta» a fare ciò anche se non aveva alcun dubbio sul fatto che il padre del figlio di tre mesi fosse il compagno Fabio. Questa storia, ricostruita dalla stessa Silvestri, parte nel 2018, quando fu eletta parlamentare con il Movimento 5 Stelle, da cui uscì un anno dopo. Dopo un periodo nel gruppo Misto, aderì a Fratelli d’Italia. Una scelta «non basata su calcoli elettorali», visto che i sondaggi riportavano numeri ben lontani rispetto a quelli su cui viaggia ora FdI, ma «di cuore e di ragione, perché col partito di Giorgia Meloni condividevo da tempo le idee e il coraggio».



Una premessa doverosa quella fatta da Rachele Silvestri per arrivare alla confidenza ricevuta un mese fa circa, quando una persona le ha detto che girava voce che il bambino non fosse figlio del compagno, ma appunto di un politico molto importante del suo partito, a sua volta sposato. Dunque, si diceva che il figlio sarebbe nato da una relazione clandestina, grazie alla quale avrebbe ottenuto la sua candidatura.



“NON SIATE INDULGENTI CON AUTORE DELLA CALUNNIA”

«Non so chi sia stato. Molti, però, hanno scelto di condividere una evidente calunnia, di telefono in telefono, di chat in chat, rendendosi complici di questo schifo. E anche chi sa ma ha deciso di non parlare lo è», prosegue Rachele Silvestri nella sua lettera-denuncia al Corriere della Sera. Quelle voci si sono trasformate in una presunta notizia che è finita anche su qualche organo di informazione, motivo per il quale la deputata di Fratelli d’Italia è stata contattata per rilasciare un commento. «L’unica cosa che so è che, chi si è inventato questa storia, è un uomo, probabilmente un politico», la sua ipotesi. Non è l’unica. «Qualcuno dice che la calunnia sia stata pensata per attaccare alcune figure del mio partito, magari per insinuare un degrado da basso impero. Altri mi dicono che sia nato da cacicchi in cerca di gloria». Poco importa a Rachele Silvestri, resta l’orrore per tutta questa vicenda, in cui la politica non c’entra nulla. La lettera si conclude con la spiegazione del motivo per il quale ha deciso di rendere pubblica questa storia, «tutelare mio figlio e Fabio, legittimo papà e mio amato compagno», ma anche con un augurio, cioè «che nessuno sia indulgente con l’autore della calunnia e con chi contribuisce a diffonderla: non siate neutri, abbiate il coraggio di spezzare la catena dell’indifferenza».

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