È una vera e propria guerra in più atti quella che andata in scena dal 2018 a questa parte in quel di Valcava – nel bergamasco – dove si era deciso il trasferimento di un ripetitore dell’emittente Radio Maria che aveva destato l’ira dei ‘colleghi’ di Radio Popolare che hanno deciso (addirittura) di tirare in mezzo il Ministero dello sviluppo economico per chiedere di bloccare il trasferimento dell’enorme antenna: istanza rimbalzata di scrivania in scrivania – racconta il Corriere – fino al recentissimo verdetto del Tribunale amministrativo laziale che infine avrebbe dato ragione a Radio Maria.



Facendo un passetto indietro, è bene precisare che l’area di Valcava in cui è stato spostato il ripetitore mariana ospita una trentina diversa di ripetitori che servono tutta la valle bergamasca con le varie emittenti pubbliche e private più o meno grandi e tra le varie compagnie nessuna avrebbe mostrato alcun tipo di rimostranza; esclusa – ovviamente – Radio Popolare infastidita in particolar modo dall’estrema vicinanza dei due segnali (107.6 e 107.9) che ne avrebbe compromesso quasi certamente le trasmissioni.



Il Tar da ragione a Radio Maria: “Radio Popolare non può esigere nessuna tutela”

Il caso contro Radio Maria era stato già sollevato nel 2018 con il Ministero che – racconta sempre il Corriere – aveva proceduto come da protocollo con tutte le indagini del caso concludendo (nell’arco di qualche mese di sopralluoghi tecnici) che non c’era nessun problema reale per l’emittente popolare che – non paga del fallimentare risultato ottenuto – ha deciso infine di rivolgersi al Tar laziale lamentando (tra le altre cose) controlli poco attenti da parte dei tecnici, l’uso illecito da parta dell’emittente mariana di “modalità tecniche inedite” per le sue trasmissioni, arrivando fino al vizio di “ingiustizia manifesta”.



Dal conto Tar, quanto lamentato dall’emittente popolare sarebbe falso e scorretto dato che la loro opposizione sarebbe stata meticolosamente vagliata con tanto di contraddittorio tra la parti che avrebbe incluso – oltre ovviamente a Radio Maria – anche le altre emittenti che trasmettono dalla stessa area che non avrebbero dato conferma di alcuna interferenza; sottolineando anche che il ricorrente non può “esigere” nessun tipo di tutela dato che utilizza un impianto a polarizzazione verticale rispetto a quello ad irradiazione orizzontale dell’emittente mariana.