Potrebbe non avere conseguenze gravi, ma di certo due accordi saltati in un giorno solo all’interno del Governo gialloverde non sono il miglior viatico per cercare di trovare una quadra nell’accordo ben più consistente e importante sulla manovra di bilancio e sulle risposte all’Ue contro la procedura d’infrazione. «Io ho sempre detto che non si chiude una radio, un giornale, una televisione con un emendamento o un tratto di penna: bisogna lasciare tempo e rispettare il lavoro fatto», ha fatto sapere il Ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo il duro sfogo del collega Di Maio a seguito dell’accordo saltato su Radio Radicale e vigilanza Rai «episodio gravissimo? Chiariremo tutto anche in questo caso» ha aggiunto il leader del Carroccio. Intanto Radio Radicale ha fatto sapere in una nota «L’approvazione dell’emendamento che concede a Radio Radicale un contributo straordinario di 3 milioni di euro è “un importante primo passo, in attesa dell’approvazione nell’Aula della Camera e poi nelle Commissioni e nell’Aula Senato. Ringraziamo tutti i gruppi dell’opposizione, Pd, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Leu, +Europa, il Psi e le componenti del Gruppo Misto che si sono impegnati con convinzione al nostro fianco, ma anche la Lega Salvini Premier senza la quale questo esito sarebbe stato impossibile e anche quei parlamentari del M5s che, in dissenso dalla posizione prevalente del movimento, hanno voluto riconoscere il servizio pubblico svolto da Radio Radicale e la necessità di ripristinare le risorse necessarie al suo proseguimento».
SALTA ACCORDO GOVERNO SU RADIO RADICALE
Dopo discussioni durate mesi e dopo diversi appelli lanciati dalla società civile fino ad alcuni settori della politica, Radio Radicale è salva (per il momento): è passato in Commissioni congiunte Bilancio e Finanze alla Camera l’emendamento del Pd che prevede per la Radio fondata dal Partito Radicale nuovi fondi da 3 milioni di euro per il 2019. Non si tratta di un salvataggio perenne ma più che altro di uno slittamento in attesa di un migliore accordo politico sul destino della radio che trasmette tutte le sedie del Parlamento italiano: il testo è stato riformulato su richiesta della Lega ma la viceministro Laura Castelli, M5s, aveva negato il parere del Movimento. Così il Carroccio ha votato con l’opposizione e ha permesso l’attuale salvataggio dell’emittente che rischiava la chiusura non avendo altre modalità di recupero fondi (non v’è pubblicità su Radio Radicale, sopravvive solo con i fondi statali). Silvia Fregolent, capogruppo Pd in Commissione Finanze, attacca «La Lega vota con le opposizioni per salvare la radio, mentre i 5 stelle votano contro seguendo le indicazioni di parere contrario del viceministro Laura Castelli».
IRA DI MAIO CONTRO LA LEGA: “DOVRETE RISPONDERNE”
È assai prevedibile l’ira del Movimento 5 Stelle che vede nell’atteggiamento della Lega un modo per voler rompere gli argini del Governo in un momento assai delicato come quello che l’esecutivo Conte sta passando per i dossier ben più importanti di Flat Tax e procedura d’infrazione Ue da evitare a tutti i costi. «Su Radio Radicale la soluzione più equa era di finanziare la conversione in digitale e la conservazione degli archivi multimediali, fino a una spesa massima di 1 milione di euro nel triennio. L’emendamento proposto dalle opposizioni ha disposto invece di erogare altri 3 milioni di euro nel solo 2019 ad una radio che ne riceverà già 9 quest’anno. Una scelta a cui hanno aderito tutti i partiti, Lega compresa, e che ci ha trovato fortemente contrari», attaccano i deputati M5s in una nota. Chi però entra ancora più a gamba tesa è il leader Di Maio che alza i toni anche se concludo che comunque il Governo rimarrà in piedi dopo questo scontro: «Secondo noi è una cosa gravissima, di cui anche la Lega dovrà rispondere davanti ai cittadini. Sono franco: dovrà spiegare perché ha appoggiato questa indecente proposta del Pd! Dopo di che si va avanti, perché siamo persone serie». Per Di Maio, Radio Radicale è una radio privata che ospita «giornalisti con stipendi da capogiro di anche 100mila euro l’anno. Tutti pagati con i vostri e i nostri soldi, da sempre». Il Governo sempre in Parlamento, ma nella Commissione di Vigilanza Rai, arriva al secondo strappo di giornata con il mancato accordo Lega-M5s sul doppio incarico di Marcello Foa, Presidente Rai e possibile presidente di RaiCom, su emendamento proposto dal Carroccio: la presunta “vendetta” grillina per il caso Radio Radicale è quantomai probabile.