E’ stato ufficialmente inaugurato nella giornata di ieri il cantiere di quello che sarà il più potente radiotelescopio mai costruito al mondo. Obiettivo, scoprire se siamo soli nell’universo o se esistono invece altre forme di vita a noi sconosciute. Un progetto che, come sottolinea il Corriere della Sera, è stato partorito ben trent’anni fa: un decennio è stato necessario per avviarlo e perfezionarlo, altri dieci anni si sono resi necessari per sviluppare le tecnologie adeguate, e infine, gli ultimi dieci anni sono stati utilizzati per raccogliere fondi e stringere accordi con i governi dei Paesi coinvolti.



Il radiotelescopio si chiamerà Square Kilometer Array e sarà il più grande di sempre: utilizzerà migliaia di parabole differenti per individuare eventuali onde radio emesse da varie fonti presenti nell’universo. «Il sistema sarà sensibile al punto da poter rintracciare il radar di un aeroporto su un pianeta distante anni luce», sono le parole della direttrice Sarah Pearce, come riferisce il Corriere della Sera. «Potrebbe persino darci la risposta alla grande domanda: siamo soli nell’Universo?».



RADIOTELESCOPIO PIU’ GRANDE AL MONDO: ANCHE L’ITALIA NEL PROGETTO

Al di là dell’eventuale scoperta di extraterrestri, lo Sqaure Kilometer Array, detto anche Ska, garantirà agli astrofici un flusso continuo di dati che permetterà la ricostruzione di processi di nascita e morte delle stelle, di fornire prove a sostegno delle teorie di Einstein, e molto altro ancora. Ma dove sorgerà questo gigantesco radiotelescopio? Essendo di dimensioni ingenti occuperà addirittura due Paesi: sulla costa occidentale dell’Australia, a 800 chilometri a nord di Perth, saranno installate 131mila antenne a dipolo per medie e basse frequenze, “simili a piccoli alberelli metallici”, aggiunge il Corriere della Sera.



Mentre in Sudafrica saranno posizionate 197 parabole a disco di 15 metri di diametro che capteranno radiazioni ad alta frequenza. Una volta completato il radiotelescopio sarà in grado di mappare il cielo 135 volte più velocemente dei telescopi attualmente in uso. Lo spazio occupato sarà di circa 500mila metri quadrati che potrebbero ulteriormente espandersi nei prossimi anni. Al progetto hanno partecipato 14 Paesi, fra cui l’Italia, che ha fornito anche una parte dei materiali utilizzati per costruirlo.