NADAL, ADDIO AL TENNIS: ADESSO È DAVVERO FINITA
Adesso è davvero finita: la carriera di Rafa Nadal nel mondo del tennis è giunta al termine in una triste serata di Malaga. La Spagna è stata eliminata nei quarti di Coppa Davis: a nulla è bastata la vittoria di Carlos Alcaraz contro Tallon Griekspoor nel secondo singolare, in precedenza Nadal era caduto in due set contro Botic Van de Zandschulp (avversario che in altri tempi si sarebbe mangiato) e poi già intorno alla mezzanotte il doppio spagnolo composto da Alcaraz e Marcel Granollers ha sprecato un break di vantaggio nel secondo set e perso 6-7 6-7 da Van de Zandschulp e il sempre ottimo Wesley Koolhof che, attenzione, potrebbe essere un problema anche per l’Italia in un’eventuale finale (gli azzurri esordiscono domani contro l’Argentina).
“In semifinale non mi sarei schierato”: così ha detto Nadal al termine dell’incontro, e già dopo la sconfitta di martedì pomeriggio aveva rivelato come presumibilmente la sua carriera fosse arrivata alla fine. È stato bravo, gli va concesso, a non prendersi la ribalta nel tentativo di strappare quel lungo applauso che c’è comunque stato, inevitabilmente: Nadal, per dirne una, avrebbe potuto giocare il doppio con Alcaraz in un tandem già rodato dalle Olimpiadi – anche se con scarsi risultati – invece si è accomodato in panchina a fare il tifo come il primo dei ragazzini. Anche in questo, anche nel suo ultimo atto, è stato di esempio. Con la Coppa Davis viene definitivamente ammainata la bandiera di Rafa Nadal: è finita un’era.
L’ADDIO DI NADAL CHIUDE UN’EPOCA
Nei giorni scorsi anche Roger Federer ha celebrato l’addio di Rafa Nadal: lo aveva già fatto lo scorso mese, quando lo spagnolo aveva annunciato che Malaga sarebbe stata la sua ultima tappa, lo ha ripetuto con un lungo post nel quale ha anche ricordato, tra i tanti episodi della loro rivalità/amicizia, quella Laver Cup in cui a dire stop era stato lo svizzero, chiudendo in un match di doppio (perso) proprio con Nadal a condividere la metà del campo, e quella fotografia immediatamente diventata iconica che ritrae i due campionissimi che piangono mentre si tengono per mano. Già: con l’addio di Rafa Nadal al mondo del tennis giocato, si chiude davvero un’epoca. Resterebbe Novak Djokovic: il serbo è ancora attivo e fa anche risultati, ma ormai è solo contro la tempesta dei giovani.
Il fatto che Nole abbia rinunciato a giocare le Atp Finals – ufficialmente per riprendersi da un infortunio, in realtà perchè aveva già scelto così – la dice lunga: ormai Djokovic, che pure trae appunto conforto da quanto riesce a fare in campo, gioca per aggiungere numeri a una carriera che non ha più bisogno di altro, si trova ad affrontare uno stuolo di avversari che hanno quasi 20 anni meno di lui e che hanno iniziato a fargli regolarmente le scarpe, non solo Jannik Sinner e Carlos Alcaraz che possono essere fenomeni generazionali (ce lo dirà il tempo, per ora è così) ma anche altri. A tale proposito, e aspettando che anche il serbo dica basta, una considerazione sulla scelta di Nadal andrebbe fatta.
NADAL SI RITIRA, UNA DECISIONE ARRIVATA TARDI
L’opinione sull’addio di Rafa Nadal è destinata a dividersi ed è giusto così: per chi scrive, la decisione di appendere la racchetta al chiodo è arrivata troppo tardi. In un mondo ideale, Nadal avrebbe dovuto salutare tutti nel 2022: un po’ come fece Flavia Pennetta, che vinse gli Us Open e si girò per non tornare più. Nadal quell’anno ebbe l’ultimo guizzo di una carriera eterna: Australian Open e Roland Garros (in mezzo il 500 di Acapulco) ma anche la finale di Indian Wells persa contro Taylor Fritz. Poi, il nulla: giusto una finale nell’anonima (per lui) Bastad, battuto anzi demolito da Nuno Borges che è un rivale che, come il Van de Zandschulp di cui sopra, in tempi più fortunati non avrebbe nemmeno iniziato a fargli il solletico.
Certamente ci verrà detto, e lo dirà anche lui, che in campo si divertiva e ha provato fino all’ultimo a regalarsi un estremo giro di giostra; la verità è che il Nadal tennista è finito con quel 2022 e tutto il resto è stato un lungo e perdente tentativo di resistere quanto possibile. Forse per la sua gente, forse per la gioia di giocare; su questo secondo punto però ci sentiamo di avere qualche dubbio, chiaramente non si può sempre vincere e non si gioca solo per quello, ma appare evidente che per Nadal fosse diventata una sofferenza anche la semplice permanenza sul campo, e non deve essere facile, per uno che ha vinto 22 Slam e 92 titoli, accettare di tirare la palla parecchi metri più indietro e riceverla indietro al doppio della velocità.
NADAL IL PIÙ GRANDE DI TUTTI?
A margine dell’addio di Rafa Nadal, una considerazione che naturalmente viene d’obbligo: lo spagnolo è stato il più forte di tutti i tempi? Giusto che la domanda emerga ma, almeno per quanto ci riguarda, sbagliato avere una risposta secca: forse sì, forse no. Lo avevamo già detto in occasione del ritiro di Federer: diverse le epoche, diversi gli stili e anche le attrezzature (chi ha giocato con le racchette di legno lo sa), troppe le variabili all’interno della carriera di un singolo tennista perché si dica con certezza che sì, Nadal è stato il più grande oppure no, qualcuno lo ha superato. Forse si può sposare la linea di chi sostiene che a parlare siano i numeri; Rafa li ha messi a referto, ma in certi casi sono inferiori ad altri e parliamo sempre e comunque dei Big Three.
Come già detto in altri momenti, impossibile togliere dall’equazione certi straordinari monumenti del passato, non solo John McEnroe e Rod Laver ma anche i più oscuri Bill Tilden, Gottfried Von Cramm e Don Budge, che ebbero solo la sfortuna – rispetto a questo discorso – di giocare in un’era molto meno tracciabile e nella quale i viaggi da un giorno all’altro non erano possibili. Lasciamo allora il discorso nemmeno ai posteri, ma alla sensibilità di ciascuno: certamente Nadal ha segnato un’epoca e la storia del tennis tutta, lo ha fatto anche nei modi e nei comportamenti fuori dal campo e questa è stata un’altra grande vittoria. Che poi qualcuno gli possa preferire Federer o Djokovic o Pete Sampras beh, ci sta tutto.