RAFA NADAL SI RITIRA: VERSO LA FINE DI UN’ERA
Rafa Nadal si ritira: era stato doloroso scrivere dell’addio di Roger Federer, lo è ancor più parlare oggi ma non c’entrano nulla simpatie o preferenze. Il punto è un altro: con il ritiro di Nadal, si sta per chiudere definitivamente una straordinaria era non solo nel mondo del tennis, ma dello sport in generale. Qualcuno dirà: adesso se ne aprirà un’altra altrettanto fulgida, e tra l’altro con un italiano coinvolto. Vero, verissimo e non vediamo l’ora (anzi, ci siamo già); tuttavia non è mai facile chiudere una porta, tantomeno se massiccia come questa, non si è mai davvero pronti con il cuore anche se la testa, e ormai da tempo, ci dice che questo momento arriverà e che sarà nell’ordine naturale delle cose.
I fatti: alle Olimpiadi – dove ha giocato il doppio in coppia con Carlos Alcaraz – Nadal, infastidito dalle continue domande sul ritiro, aveva risposto che sarebbe stato lui a dire basta, alle sue condizioni ma in un giorno assolutamente normale. Eccoci qui: Rafa Nadal si ritira giovedì 10 ottobre, un’anonima mattinata in un ancor più anonimo annuncio via social. Ha spiegato, ma questo è assolutamente relativo, come non sia più in grado di giocare senza limitazioni e che questi ultimi anni sono stati parecchio difficili.
Rafal Nadal si ritira, ma in realtà non oggi: resta un ultimo appuntamento, la Coppa Davis, la cui fase finale sarà a novembre a Malaga. In casa dunque: Nadal, che di insalatiere ne ha portate a casa cinque (sì: cinque), potrebbe dunque chiudere sollevando un ultimo trofeo. Conterà? In realtà il giusto: non sarà la sesta Davis ad aumentare la leggenda di Rafa Nadal, non sarà nemmeno un’eventuale sconfitta a sminuirlo, non sono due anni passati più fuori dal campo che con la racchetta in mano a definire o anche solo modificare quello che Nadal ha rappresentato per il tennis.
RAFA NADAL SI RITIRA: UN PREDESTINATO CHE HA SCRITTO LA STORIA
Rafa Nadal si ritira: si può amare o odiare, sgombriamo immediatamente il campo da discorsi legati alle fazioni, al dualismo con Roger Federer, alle gioie per le vittorie o le sconfitte. Quando si parla di un personaggio simile, ed era stato così anche per lo svizzero o per Andy Murray, discorsi già di per sé stucchevoli non dovrebbero trovare cittadinanza. Rafa Nadal è un predestinato, lo è stato: sarebbe complesso citare tutti i numeri che lo hanno visto brillare in giovanissima età, possiamo dire che a livello juniores abbia giocato decisamente poco ma anche così abbia raggiunto una semifinale a Wimbledon, la realtà è che già a 16 anni Nadal era al terzo turno del Masters 1000 di Montecarlo, tra le altre cose eliminando il connazionale Albert Costa che poco meno di un anno prima aveva vinto il Roland Garros.
Il resto lo sappiamo: laddove tanti giovanissimi astri smettono di brillare precocemente, questo mancino di Manacor sull’isola di Mallorca è diventato uno dei più grandi di tutti: forse il match che lo ha definitivamente consacrato è stato la finale di Roma, un meraviglioso successo al quinto set contro Guillermo Coria. Solo 27 giorni dopo Nadal avrebbe vinto il Roland Garros, a 19 anni compiuti da 48 ore, e sarebbe stato il primo di 14, e di 22 Slam. Di Nadal però c’è anche molto di più, per esempio il modo in cui per almeno due volte sia risorto dalle ceneri e non per vincere qualche 250 qua e là, ma per prendersi i Major e battere i più forti del periodo. Anzi: dominarli.
Signore della terra rossa, Rafa lo è stato e lo sarà sempre; anche questa definizione per lui è troppo riduttiva. In quel 2005 ha vinto dieci titoli, di cui quattro Masters 1000: numeri impressionanti, noi oggi pensiamo a Jannik Sinner e Carlos Alcaraz e piùche giustamente li celebriamo come campioni che potranno diventare leggende, ma anche loro davanti a certe cifre messe insieme da Nadal impallidiscono. Il punto non è nemmeno questo; il punto è che poi Nadal è riuscito a vincere anche di più.
NUMERI E MOMENTI DI NADAL
I numeri, freddi ma indicativi, raccontano che Rafa Nadal si ritira con 92 titoli Atp, 22 Slam, 36 Masters 1000 e l’oro olimpico conquistato a Pechino: come grandi trofei è secondo dietro al solo Novak Djokovic. In più se vogliamo abbiamo quelli che sono forse i due record più clamorosi di tutti, e che ci danno l’esatta proporzione di quello che Nadal è stato per il tennis: in tre decenni diversi Rafa Nadal è stato numero 1 del ranking, e per 912 settimane consecutive è stato nei primi 10. Stiamo parlando di quasi 18 anni: chiunque mastichi un po’ di tennis sa quanto sia complicato resistere anche solo un anno nella Top 10, c’è chi lo ha fatto per molto più che una carriera.
I 14 Roland Garros rappresentano il primato per il torneo dello Slam vinto il maggior numero di volte: potremmo continuare, il discorso non cambia anche ricordando che Nadal non ha mai vinto le Atp Finals, essendo da sempre poco incline al tennis indoor. Del Rafa Nadal che si ritira potremmo poi citare innumerevoli momenti: tanti diranno la finale di Wimbledon 2008 in cui si impose su un dominante Roger Federer, un’icona del tennis e dello sport, a noi piace citare la finale di Coppa Davis 2011 in cui si vide uno dei migliori Nadal di sempre, anche e soprattutto in una memorabile battaglia con Juan Martin Del Potro (che ci manca, eccome, sui campi).
Nadal ha poi avuto il merito di contrapporsi al Re: con le sue canottiere, i capelli ancora lunghi e i pantaloni sotto il ginocchio, lo spagnolo ha fatto da perfetto contraltare all’impeccabile stile e qualità fantasiosa di Federer, li ha sfidati e li ha battuti: gli dobbiamo dire grazie perché ci ha regalato un’era straordinaria che a questo punto sta per finire. Siamo pronti? Sì, è giusto così: consentiteci però di essere anche un po’ tristi. E nostalgici.