Raffaele Cutolo è considerato ancora oggi uno dei re della Camorra e di certo il mafioso stesso si è sempre considerato il regnante di Napoli. Una personalità particolare, in grado di presentarsi come il paladino dei poveri, al pari di un improbabile Robin Hood, e al tempo stesso come una persona a cui non fare mai alcun tipo di torto o sgarbo. Rai 3 per Enzo Biagi trasmetterà nel primo pomeriggio di oggi, domenica 7 giugno 2020, l’intervista fatta dal giornalista a Raffaele Cutolo. In particolare gli verrà chiesto di dire la sua sul castello di 350 stanze che gli è sempre stato attribuito e quel grande patrimonio costruito nei sotterranei della città. “Sono tutte fesserie, ero ricco 20 anni fa poi ho regalato tutto per fare un favore all’umanità sofferente”, ha risposto il boss, “sono orgoglioso di essere figlio di contadini. Ho mangiato il pane del dolore”. Idee ben precise anche sulla sua onnipotenza, tanto da paragonarsi a figure come quella di Maometto, Buddha, Gesù Cristo. “Ma Gesù non ha saputo soffrire”, ha sottolineato, prima di rivelare la sua idea sui collaboratori di giustizia: “I pentiti non esistono, sono falsi. Sono stati gestiti da giovani magistrati che volevano arrivare al potere”. Nessun mistero invece sul centinaio di omicidi che gli sono stati imputati: “Ho fatto ogni cosa. Non sono uno stinco di santo, ho fatto piangere tanta gente, ma sempre per aiutare la povera gente”.

RAFFAELE CUTOLO E LA NASCITA DELLA NCO

Il nome di Raffaele Cutolo è strettamente collegato alla Nuova Camorra Organizzata, un nuovo sistema camorristico inventato dallo stesso boss negli anni Settanta. Nel decennio successivo, la NCO è riuscita a coinvolgere tanti altri caln di Camorra e ha dato via a guerre senza confini. E ad oggi Cutolo si trova dietro le sbarre da 55 anni, dopo aver vissuto solo 24 anni dei suoi 79 anni in libertà. Una condanna importante, quella che gli è stata comminata, mentre la NCO è stata smantellata, annientata, è sparita. Così come i suoi sicari, morti oppure ormai troppo vecchi. Anche Cutolo si è ammalato e ha chiesto ai giudici di poter finire ai domiciliari per qualche tempo. “Sono convinto che se non avesse quel cognome nessuno avrebbe dubbi sul fatto che non può continuare a stare in carcere, viste le sue condizioni di salute”, ha detto il difensore Gaetano Aufiero all’HuffPost. Per i giudici invece la malattia di Cutolo non è così grave da comportare una prognosi infausta, senza considerare che può contare su personale sanitario, monitoraggio costante, le cure nelle strutture sanitarie. A poche ore dalla sentenza, l’avvocato è tornato a parlare all’Agi: “Saranno contenti quelli, tra politici, giornalisti, magistrati e benpensanti, che si sono scandalizzati per alcune scarcerazioni. Io mi unisco al coro di chi critica i magistrati quando emettono provvedimenti che non condivido, ma prendo atto che Cutolo non ha altro destino che morire in carcere. Le decisioni di un magistrato si rispettano sempre, soprattutto quando non si condividono”.