Il noto psichiatra Raffaele Morelli, scrittore e opinionista di varie trasmissioni tv, è stato intervistato stamane dal programma di Canale 5, Mattino Cinque. Si parla di giovani, degli episodi di violenza che da un paio d’anni si stanno moltiplicando anche fra i minorenni, e dell’uso deleterio dello smartphone. Il conduttore Francesco Vecchi pone una domanda diretta a Raffaele Morelli: “A che età bisogna dare il telefonino ai figli?”. La replica: “Mai durante la scuola elementare. I bimbi crescono con le fiabe, Einstein diceva che se vuoi un bambino intelligente devi raccontargli le fiabe, le fiabe stimolano la fantasia, quelle aree del cervello che stimolano la creatività, e servono per preparare il domani”.
E ancora: “Ci sono ricerche impressionanti. Gli adolescenti non riescono a stare su uno stesso contenuto per 15 secondi, non possiamo fermarci, riflettere e questo crea ansia e incertezza, e la rassicurazione la trovo nel telefonino guardando e guardandomi. Sono i like a dirmi che io sono bravo o meno, e c’è una battaglia per essere approvato”. Secondo Raffaele Morelli l’età migliore per dare uno smartphone al figlio è dopo le medie: “I genitori devono essere presenti. L’età migliore per dare il cellulare è dopo le medie, siamo capaci di distinguere meglio fra realtà e video. Quando vediamo questi episodi di violenza li hanno imparati da video e videogiochi”.
RAFFAELE MORELLI: “L’ALTRA SERA ERO IN UN RISTORANTE…”
“L’altra sera ero in un ristorante – ha poi raccontato un anedotto lo psichiatra – c’era una famiglia tutta con in mano il telefonino e quando è arrivato il cameriere non ascoltavano neanche. A tavola il telefonino si spegne, soprattutto fra i genitori, se la mia realtà diventa essere davanti a un video, non ho più una realtà affettiva”.
Ma da cosa ci si accorge che il figlio sta bene? “Dal fatto che giochi, dal fatto che sia creativo, dal fatto che fa giochi con le mani. Le mani sono un’estensione del cervello, siamo cresciuti tutti con il fare giochi con le mani. Differenza fra un’app e un gioco reale? Nel secondo caso si crea una relazione corporea e sonora”. Quindi ha concluso: “Noi stiamo creando dei bimbi isolati, che esistono dentro uno schermo in cui si riconoscono e riconoscono il mondo, non ci sono difese nel web, sei ancora piccolo per raffrontarti con la realtà esterna”.