Il ritorno in libertà di Rudy Guede, la relazione con Amanda Knox, l’omicidio di Meredith Kercher: sono questi gli argomenti trattati nell’intervista che Raffaele Sollecito ha rilasciato in esclusiva ad “Ore 14”. Sentito dal programma condotto su Rai Due da Milo Infante, Sollecito ha attaccato l’ivoriano, unico condannato per il delitto di Perugia, che tornato in libertà ha continuato a professare la sua innocenza: “Erroneamente pensavo che il suo percorso fosse stato utile alla sua redenzione, al suo pentimento, cosa che non c’è stata minimamente. Sentirmi dire, non solo da lui, ma anche dai pm, le solite fesserie…Lui che è stato condannato non solo per omicidio, ma anche con l’aggravante della violenza sessuale, addirittura continua a mentire perché è stato bollato da tutti i giudici come un bugiardo patologico. Perché non dice lui quello che sa? Perché non parla lui visto che era sulla scena del crimine ed è l’unico presente? Una scena del crimine completamente sporca, piena di detriti e sangue perché la povera Meredith è morta dissanguata. Una stanza molto piccola dov’era impossibile che una potesse non lasciare tracce e lasciarne di una persona sola“.
Raffaele Sollecito: “Baci ad Amanda? Non mi pento”
L’intervistatrice chiede allora a Raffaele Sollecito perché Rudy Guede abbia chiamato nuovamente in causa Amanda Knox dicendo che l’americana sa e con lei c’era un altro ragazzo. Sollecito risponde: “L’omicidio è stato fatto di sera intorno alle 9, 9 e mezza. Ero sereno a casa mia, con me c’era anche Amanda. Non è assolutamente vero che possa essere intervenuta lei durante quell’orario. Guede è stato condannato, adesso ha finito la pena: lui è stato condannato come assassino dunque lui è l’assassino“. Raffaele Sollecito dice di non essersi pentito di aver confortato con abbracci e baci immortalati dalle telecamere la sua fidanzata dell’epoca: “Era appena morta la sua compagna di stanza, sembrava un film, era una situazione ingestibile per due ventenni. L’immagine mediatica purtroppo ha poi influito tantissimo rendendo la storia una sorta di soap opera a puntate, ma non ci sono attori, sei 24 ore su 24 dentro il dramma“, dice oggi. Sollecito aggiunge poi un suo ritratto dell’Amanda Knox dell’epoca: “Era una 20enne che secondo me aveva anche meno dei suoi anni, viveva il mondo come una bambina, guardava e si emozionava col niente, con le cose più semplici. Che è una cosa bella, anche molto romantica, però ovviamente cozza molto. Lei era venuta in Italia con uno spirito estremamente libero, quasi hippie. Noi ci siamo conosciuti ad un concerto di musica classica all’Università per stranieri. L’avevo notata perché come me ed il mio amico lei era vestita in jeans e maglietta rispetto a tutta la platea che era vestita con abiti eleganti. Questo è stato una settimana prima che Meredith è morta. In realtà io con lei ho avuto una settimana di conoscenza“.
Raffaele Sollecito: “Amanda Knox sola in una stanza con 40 poliziotti…”
Raffaele Sollecito ha parlato anche delle indebite pressioni subite durante le indagini: “Lei come me è stata messa sotto pressione da inquirenti che avevano già un’idea precisa, è rimasta da sola in una stanza con 40 poliziotti che le giravano intorno. Poi stranamente non ci sono registrazioni di quella sera, nessuno ci ha mai parlato dei nostri diritti, che avevamo bisogno di un avvocato. Ad un certo punto diventiamo tutti e due indagati e arrestati, nella stessa notte, lì in Questura, da soli. Sono andati a prendere Patrick Lumumba a casa sua, in piena notte, svegliando mogli e figli che urlavano, strappandolo dal letto, mettendogli le manette e portandolo in carcere con cosa? Con due dichiarazioni di una ragazzina di vent’anni spaventata che non sa nemmeno bene l’italiano? E’ una cosa sconcertante. Come anche i commenti degli inquirenti che dicono ‘vipera’, ‘stron*a’, ai miei zii. Ma chi li conosce? Perché questo astio? Perché questa persecuzione?“. Domande senza risposta…