Raffaele Sollecito sul lastrico. A confessarlo è lo stesso giovane condannato e poi prosciolto per l’omicidio di Meredith Kercher. Fu dipinto come il mostro che aveva sgozzato la studentessa inglese per un gioco erotico finito male. Condannato con la fidanzata dell’epoca Amanda Knox, ha dovuto aspettare cinque gradi di giudizio per veder riconosciuta la sua estraneità ai fatti. Assolto definitivamente dalla Cassazione nel 2015, ha chiesto il risarcimento per ingiusta detenzione. Ma nel 2017 lo Stato glielo ha incredibilmente negato, in quanto secondo i giudici sarebbe stato lui a indurre in errore gli investigatori. Allora ha deciso di far causa ai magistrati che lo hanno accusato e condannato, chiedendo oltre 3 milioni di euro, in virtù della legge sulla responsabilità civile dei togati, ma il tribunale di Genova ha respinto questa richiesta. E ora Raffaele Sollecito si ritrova sommerso dai debiti: “Il processo è durato quasi otto anni, in tutto parliamo di oltre un milione e 200mila euro di debiti”, ha svelato a Tv8.



RAFFAELE SOLLECITO “DIPINTO COME UN MOSTRO”

Raffaele Sollecito farà ricorso contro la decisione del tribunale di Genova, ma intanto a “Ogni Mattina” su Tv8 commenta la vicenda del mancato risarcimento. “Ho trascorso quattro anni in carcere, di cui sei mesi in isolamento. C’è poi questo meccanismo molto singolare in Italia, cioè quando chiedi un risarcimento ti rimandano all’ultima corte che ti ha condannato, quindi è abbastanza complicato che abbiano un’idea diversa rispetto a quella che hanno avuto”. Il giovane pugliese parla di anni tragici: “Sono stato dipinto come un mostro, un assassino sanguinario. Me ne hanno detto di tutti i colori non conoscendomi. Gli atti sono un collage di disastri investigativi. Mi hanno assolto sì, ma mi hanno lasciato a me stesso”. Quando gli sono state lette le parole del pm Giuliano Mignin, secondo cui sono colpevoli, ha replicato: “I giudici hanno avuto modo di valutare tutte le carte. Il magistrato che si è occupato dell’inchiesta è stato condannato dal Csm perché non mi aveva dato la possibilità di parlare col mio avvocato. Il tribunale dei vivi lo ha condannato per avermi costretto a non sentire i miei familiari e il mio avvocato per ben due settimane e questa misura si utilizza soltanto per i crimini molto cruenti di mafia”.



RAFFAELE SOLLECITO VS MEDIA “MIA IMMAGINE DISTRUTTA”

Raffaele Sollecito se l’è presa anche con i media per come è stata affrontata tutta la vicenda. “I media hanno fatto da spalla alle indagini della procura, quindi hanno completamente distrutto la mia immagine e anche la mia famiglia ne ha risentito”. Al Riformista nei giorni scorsi aveva raccontato ad esempio che la sorella Vanessa quando fu arrestato era un ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. “Stava aspettando il passaggio automatico al servizio permanente. Dopo il mio arresto, intorno a lei si creò un clima strano, fu stigmatizzata e alla fine congedata”. E ancora non riesce a trovare lavoro. Lui invece è riuscito a trovarlo. “Due aziende mi hanno fatto firmare un contratto di assunzione salvo poi mandarmi via dicendomi di non poter gestire l’esposizione mediatica e di non poter associare il nome della società alla mia persona. Io non mi sono abbattuto e alla fine una azienda milanese che si occupa di welfare mi ha assunto”, aveva detto al Riformista.