Nuovamente respinta la richiesta di risarcimento di Raffaele Sollecito in merito a quanto accaduto nelle indagini sull’omicidio di Meredith Kercher, per il quale venne condannato in primo grado e poi definitivamente assolto. Ma l’informatico pugliese impugnerà in Cassazione la decisione della Corte d’appello di Genova, che si è occupata del procedimento per questioni procedurali. A riferire la decisione è stato lo stesso Sollecito, a cui era stato rifiutato il pagamento di 3,6 milioni di euro tra danni patrimoniali e non nella causa intentata allo Stato in base alla nuova legge sulla responsabilità dei magistrati del 2015. All’Ansa ha commentato la decisione dei giudici del capoluogo ligure per la non retroattività della legge sulla responsabilità civile dei magistrati. «Ci sono dei precedenti della Cassazione che ci danno ragione», ha dichiarato Raffaele Sollecito.



La questione per lui non è solo economica, «ma il problema vero è che hanno devastato me e la mia famiglia e nessuno ci ha ancora chiesto scusa». Inoltre, ha commentato le voci di un avvicinamento tra Giuliano Mignini, ex pubblico ministero delle indagini sul delitto di Perugia, e Amanda Knox, condannata e poi assolta per l’omicidio di cui anche lei si è sempre proclamata estranea. «È una decisione loro. Non so cosa cerchi, ma vedo che è rimasto della stessa idea su quanto successo e non ha mai chiesto scusa. Io ne sto ben lontano», ha dichiarato Raffaele Sollecito, riferendosi al magistrato ora in pensione, senza però farne il nome. L’informatico di origini pugliese ha comunque le idee chiare dal suo punto di vista: «Non ho alcuna intenzione e voglia di fare amicizia con chi ha cercato di distruggere la mia vita».



PERCHÉ PER RAFFAELE SOLLECITO NUOVO NO A RISARCIMENTO

Perché è stato negato il risarcimento a Raffaele Sollecito? Con la riforma del 2015, sollecitata dall’Europa, è stata introdotta una nuova fattispecie astratta di responsabilità, che consiste nel travisamento del fatto. Ma la legge si applica a situazioni di possibili errori commessi dopo la sua entrata in vigore, quindi non è retroattiva. «Pertanto, il termine decadenziale non può essere individuato come sostenuto da Sollecito», scrivono i giudici Enrica Drago, Rosella Silvestri e Francesca Traverso, come ricostruito da Repubblica. Nelle 18 pagine della sentenza i giudici spiegano le ragioni di tale decisione e ribattono alle contestazioni degli avvocati Antonio e Valerio Ciccariello, legali di Raffaele Sollecito. Questi può supporre che se la sua sentenza definitiva fosse rientrata nei tempi compresi dalla nuova normativa, avrebbe ottenuto il risarcimento. Ora l’informatico presenterà ricorso in Cassazione e in caso di un’altra porta chiusa potrebbe valutare di tentare la strada della Corte europea dei diritti dell’uomo.

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