Chi ha ucciso Meredith Kercher? Se lo chiede ancora la famiglia della studentessa 21enne britannica uccisa a Perugia nel novembre 2007. Ma è anche il titolo del documentario che andrà in onda su Paramount+ dal 25 agosto. In vista di questo appuntamento, Raffaele Sollecito è tornato a parlare dell’omicidio per il quale l’unico riconosciuto colpevole è Rudy Guede, rilasciato lo scorso novembre. Il documentario peraltro mostrerà l’ivoriano mentre sconta gli ultimi mesi della condanna, nei quali si è dedicato a lavori socialmente utili. Kate Mansey, che ha scritto dell’incontro con Sollecito sul Mail on Sunday, ha preso parte alla serie tv riesaminando le prove. «I risultati del programma sono tanto straordinari quanto rivelatori. Sembra che non ci fosse uno straccio di prova affidabile per condannare Sollecito e la sua fidanzata, nota come Foxy Knoxy. Allora perché sono stati costretti a trascorrere anni in prigione per un crimine che non hanno commesso?».
Nell’intervista Raffaele Sollecito rimarca i quattro anni trascorsi in prigione e sei in isolamento, nascondendo a malapena la rabbia. «Ancora oggi sento questa amarezza, anche se sono andato avanti con la mia vita. Mi pento di essere stato immaturo. Ma eravamo giovani. Eravamo solo, voglio dire, un po’ sciocchi, non capivamo cosa stesse succedendo. Se la compagna di stanza della tua ragazza viene uccisa, tutti reagiscono in modo diverso», ha dichiarato il giovane di origini pugliesi, prosciolto per l’omicidio di Meredith Kercher.
RAFFAELE SOLLECITO “QUELLA GAFFE DEL COLTELLO…”
Dal suo appartamento nel centro di Milano, dove Raffaele Sollecito sta vivendo la sua nuova vita, ricorda di quando fu interrogato alla stazione di polizia e durante la perquisizione fu trovato un coltello a scatto. Non era l’arma del delitto, ma comunque non lo aiutò durante le indagini. «È stata la peggiore gaffe che abbia mai fatto in vita mia. Anche se mio padre mi aveva detto “Lascia il coltello a casa. Non portarlo con te”. Io mi sono detto: “Come vuoi. Fan*ulo”. Non volevo pensarci». I documentaristi hanno sentito anche il procuratore Giuliano Mignini, che parla invece di Amanda Knox: «Il comportamento di Amanda non mostrava – almeno in questo caso – rispetto per la perdita di un amico».
A proposito di Rudy Guede, comunque, Raffaele Sollecito ha le idee chiare: «Non c’era motivo di separare il suo caso (il processo, ndr). Quello che non capisco è che anche l’accusa non ha voluto interrogarlo. È lui l’assassino. È quello che aveva più cose da dire in questo caso, e a loro non interessava». Infine, ha rivolto un messaggio alla famiglia di Meredith Kercher: «È molto dura quando una persona a cui tieni è persa per sempre, ma la verità è che non ho nulla a che fare con questo omicidio. Spero che un giorno lo accetteranno».