Raffaele Sollecito torna a parlare dell’omicidio di Meredit Kercher, uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi anni. A lui Crime+Investigation ha dedicato un documentario che porta il suo nome e che andrà in onda domenica 28 aprile alle 22, disponibile anche su Sky on demand. Un viaggio tra passato e presente per il giovane pugliese, assolto definitivamente dalla Cassazione nel 2015 insieme ad Amanda Knox. «Ho la sensazione che la gente tratti la mia assoluzione come non vera… Una persona che non sa assolutamente nulla di questo caso dovrebbe essere aperta ad ascoltare piuttosto che a giudicare», ha dichiarato Sollecito. Parleranno anche suo padre e Francesco Maresca, l’avvocato di parte civile della famiglia Kercher. Tutto ha inizio con la morte della studentessa inglese, per la quale vengono indagati Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Condannati in primo grado, sono stati assolti e poi nuovamente condannati, per poi essere definitivamente assolti dalla Cassazione per non aver commesso il fatto.



OMICIDIO MEREDITH, RAFFAELE SOLLECITO “PER LA GENTE SONO COLPEVOLE”

Nel documentario si parla anche di Amanda Knox. «Recitava un personaggio importante. Ammiccava, sorrideva, cambiava look. Si metteva a piangere, rideva. Era una vera e propria attrice che ha usato l’aula di giustizia per diventare quello che è poi diventata», ha dichiarato l’avvocato Francesco Maresca. E invece «Raffaele Sollecito è l’imputato di rimbalzo». Il giovane ha raccontato di non essere mai stato preso in considerazione, è stato ignorato per tutto il processo per l’omicidio di Meredith. Nonostante l’assoluzione, Raffaele Sollecito era triste: «Sapevo quello che mi sarebbe capitato dopo. Avevo già capito che lì fuori mi aspettava un mondo totalmente diverso da quello che conoscevo». Infatti nell’immaginario collettivo sono considerati ancora colpevoli. Il documentario di Crime+Investigation a tal proposito racconta anche la vita di Sollecito dopo l’assoluzione. «Ho la certezza che mi hanno rubato dieci anni di vita. Mi sono dovuto arrabattare, tirare su le maniche, inventarmi». Viene seguito nella sua vita privata, mentre si trasferisce in Francia dove avrebbe trovato un nuovo lavoro. «Vengo considerato ancora una persona controversa con degli scheletri nell’armadio: un assassino agli occhi del popolo. Non ho niente da nascondere».



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