Le canzoni più belle ed amate di Raffaella Carrà sono tante e hanno fatto la storia della musica, della tv italiana e della nostra identità popolare. Con eleganza e leggerezza ha toccato temi importanti come il sesso e l’emancipazione femminile, nell’Italia degli anni Settanta era uno scandalo vedere un ombelico in bella mostra sul piccolo schermo eppure lei ne ha segnato uno dei momenti più memorabili. Con diversi suoi brani è diventata un simbolo di libertà in un’epoca in cui parlare di certi argomenti era un tabù enorme.
Una delle canzoni più significative di Raffaella Carrà è infatti “Tuca Tuca“, scritta da Gianni Boncompagni e pubblicata nel 1971. Il famosissimo ballo che tutti conoscono fu lanciato dalla cantante a Canzonissima insieme ad Enzo Paolo Turchi e rappresentava quello che era il significato del brano: il desiderio sessuale tra due amanti. A quei tempi la coreografia era ritenuta “alquanto osé“, ma ottenne comunque un immediato riscontro positivo dal pubblico e a rendere il tutto ancora più iconico è stato il completo aderente che la Carrà indossava e che le lasciava scoperto l’ombelico.
‘A far l’amore comincia tu’: la più conosciuta al mondo
Raffaella Carrà ha confermato la sua vena erotica qualche anno dopo con “A far l’amore comincia tu“, scritta da Daniele Pace. Il testo racconta di una donna spregiudicata che chiede al proprio uomo di prendere l’iniziativa nel sesso, venne pubblicata insieme a “Forte forte forte” che, firmata da Cristiano Malgioglio, parla di un rapporto vagamente sadomasochistico di una coppia.
Ancora una volta, dunque, Raffaella Carrà ha toccato argomenti che l’hanno resa una pioniera, e non sono Italia, “ha insegnato all’Europa la gioia del sesso” aveva scritto una volta il Guardian. A far l’amore comincia tu ebbe un successo internazionale talmente incredibile che divenne il singolo più venduto e conosciuto della Carrà nel mondo; ha venduto oltre 20 milioni di copie ed è stato pubblicato in diverse lingue, anche in turco e in greco.
L’avventura amorosa cantata in Pedro
Immancabile “Pedro” nel filone delle canzoni con cui Raffaella Carrà è diventata un simbolo per la libertà femminile, ma non solo. Pubblicata nel 1980 e scritta da Franco Bracardi, Gianni Boncompagni e Paolo Ormi, nasconde una curiosità che in pochi sanno: la linea melodica della strofa non è altro che la versione ritmata della “Siciliana”, composizione di Johan Sebastian Bach. Anche in questo caso il brano parla d’amore, di un amore nato in pochissimo tempo durante una gita.
In modo piuttosto ironico il testo descrive l’avventura di una turista in vacanza a Santa Fe con un “ragazzino” di nome Pedro, il quale si offre come guida turistica in un primo momento per poi diventare il suo amante. Nel 1980 (quando è uscita il brano) non si parlava certo di toyboy e di milf, ma l’età dei due protagonisti della storia di “Pedro” può essere quella. Viene inoltre rappresentata una donna che viaggia da sola e si prende ciò che vuole, ed in questo modo Raffaella Carrà ha fatto cadere ancora una volta il muro dell’emancipazione femminile solo con una canzone.